Auto-contemplazioni

Guerre marcomanniche: Marco Aurelio perdona i capi germanici
(rilievo, Roma, Musei Capitolini )

Le auto- riflessioni ( greco antico Τὰ εἰς ἑαυτόν Ta eis heauton ) dell'imperatore romano Marco Aurelio sono l'ultima eredità significativa dalla scuola filosofica del giovane Stoa . Sono annoverati tra la letteratura mondiale . Sono stati creati alla fine del regno di Mark Aurel in campi di campo sul confine settentrionale dell'Impero Romano . In una moltitudine di osservazioni personali di stile aforistico , l'imperatore dispiega la sua visione del mondo nel dialogo con se stesso.

La linea guida principale per il suo pensiero e la sua azione erano per lui la classificazione e l'accordo con il "tutto-natura". La gestione della ragione e l'orientamento al bene comune sono tra le costanti dell'autocontemplazione, che variano in numerose espressioni, a cui Marco Aurelio guidò anche le ripercussioni del suo ufficio su se stesso: "Non imperare!"

Fin dalla prima edizione a stampa apparsa nella seconda metà del XVI secolo, Marco Aurelio e la sua opera hanno raggiunto grande stima e modelli da imitare. Nella sola Germania, l'autore dell'autocontemplazione ha un seguito tra governanti e funzionari di governo da Federico II a Helmut Schmidt .

Contesti di sviluppo

Si dice che l'inclinazione verso la filosofia si sia fatta sentire presto in Marco Annio Vero. Fin da piccolo si diceva che fosse serio. L'imperatore Adriano , al quale era lontanamente imparentato e che in seguito lo incluse nell'organizzazione della sua successione, lo chiamò "verissimus" - il più veritiero. All'età di 12 anni, seguendo l'esempio dei cinici , prescrisse per la notte un letto duro per terra invece di un letto comodo e abbigliato con un corto mantello alla maniera dei filosofi. Tra i suoi maestri, nel primo libro delle autocontemplazioni, indica con particolare gratitudine coloro che lo introdussero alla filosofia e lo fecero pensare e agire secondo principi filosofici. Lo stoico Rustinus, ad esempio, gli insegnò che doveva sempre lavorare alla formazione e al miglioramento del proprio carattere, che non doveva fare teorie vuote o fare discorsi per applausi, e che non doveva essere visto come un importante asceta o benefattore di fronte alla gente dovrebbe suonare. Da Apollonio da Calcide imparò a pensare liberamente ea lasciarsi guidare incrollabilmente dalla ragione; né il dolore né la morte dei propri cari dovrebbero poter sbilanciare la propria anima. Marco Aurelio nomina altri suoi insegnanti come modelli di ruolo per l'orientamento politico, l'amore per la giustizia e l'adempimento intransigente dei doveri.

Imperatore filosofare

Il filosofo imperiale in pubblico
(sezione rilievi, Musei Capitolini)

Secondo i riferimenti contenuti nell'opera stessa, le autoriflessioni di Marcus Aurel provengono dall'ultimo decennio della sua vita, che trascorse per lo più in accampamenti al confine settentrionale dell'Impero Romano. L'imperatore non dichiara esplicitamente lo scopo delle sue note, ma il tipo e il contenuto delle note mostrano che sono essenzialmente principi aforistici per il proprio orientamento, sicurezza di sé e pratica di vita. Sono stati creati in greco antico , la Koinè , che era considerata la lingua originale della filosofia ed era costantemente padroneggiata dai romani istruiti. Non è certo se queste riflessioni fossero destinate anche a una pubblicazione successiva. Le prime testimonianze della tradizione si trovano a Bisanzio nel X secolo ; il titolo dell'opera molto probabilmente non è di Marco Aurelio.

Gli aforismi raccolti potrebbero essere esistiti come genere letterario separato anche prima di Marco Aurelio. Con il manuale ( encheiridion ) sulle massime guida di Epitteto , che il suo allievo Arriano aveva messo insieme, c'era anche un modello che era vicino al modo di pensare filosofico di Mark Aurel. Pierre Hadot ha visto lo sforzo dell'autore di "adottare i principi, i dogmi, le regole di vita, le formule che gli consentono di mettersi nella giusta posizione interiore, di agire moralmente o di accettare il proprio destino come motivo essenziale per scrivere le autocontemplazioni , “sempre 'a portata di mano' in qualunque circostanza”.

Soprattutto, le doppie pretese che Mark Aurel faceva a se stesso come imperatore e filosofo giustificavano l'interesse dei posteri per le sue riflessioni. Mark Aurel ha più volte affrontato l'area di tensione che nasce in questa doppia esigenza e da lui deve essere assorbita, in modo esemplare nell'intensificarsi:

“Attento a non diventare un imperatore tirannico! [...] Lotta con il fatto che tu rimani l'uomo che la filosofia voleva che tu fossi ".

Nel suo studio in due volumi della filosofia di Mark Aurel, Marcel van Ackeren cerca di determinare il significato pratico del filosofare per il pensiero antico in generale e per Mark Aurel in particolare. Fin dai suoi inizi, la filosofia è stata intesa come medicina per l'anima, analoga alla medicina. Per Marco Aurelio si pone, tra l'altro, di costruzione della personalità e determina la direzione della propria vita. Indica la via per un comportamento virtuoso in ogni situazione della vita; rende la vita sopportabile - e la tua persona per gli altri.

fondamento stoico

La dottrina filosofica alla quale Marco Aurelio si era dedicato fin dalla sua giovinezza era la Stoa . Essere un filosofo nell'antichità non significava necessariamente sviluppare nuove teorie filosofiche e metterle per iscritto. Era essenziale vivere secondo certi principi filosofici. La Stoà nella lettura trasmessa da Panaitios e Poseidonios ai romani era già diffusa nei principali circoli sociali in epoca repubblicana. Secondo Jörg Fündling, era "una parte indispensabile di Roma nel secondo quarto del II secolo" nel suo effetto di allontanamento ed equilibrio sullo stressante e frenetico trambusto della metropoli romana.

I giovani Stoà di Seneca , Musonio , Epitteto e Marco Aurel erano principalmente dediti alle questioni etiche e agli aspetti della responsabilità sociale. Fisica e logica non furono trascurate come i cardini della dottrina stoica originaria; ma principalmente si trattava di etica legata all'azione . Lo scopo era quello di mediare tra i principi filosofici da un lato e le circostanze e le sfide quotidiane dall'altro - un atto di equilibrio permanente per lo stoico.

Mark Aurel, secondo Gretchen Reydams-Schils, avrebbe potuto anche giustificare il proprio potere a se stesso vedendosi come un sovrano guidato dalla filosofia. Le sue ambizioni non erano dirette verso l'utopico:

“Non sperare nello stato di Platone, ma accontentati quando c'è anche il più piccolo progresso, e ricorda che questo risultato non è cosa da poco. Perché chi può cambiare i principi con cui le persone regolano la loro vita?"

Di conseguenza, Marco Aurelio si preoccupava di una visione realistica delle possibilità e dei limiti stabiliti nella natura umana, nonché di una politica con obiettivi corrispondentemente limitati. Da un lato, considerava suo compito convincere e imporre ciò che era ragionevole e giusto contro la resistenza; ma dove la resistenza violenta gli impediva di eseguire, l'occasione doveva essere usata per praticare un'altra virtù: la serenità spensierata. Perché senza di essa, senza l'accordo con il proprio destino, lo stoico non può raggiungere il suo obiettivo più alto, la felicità della pace della mente. Nell'interpretazione di Pierre Hadot : “Volevo fare del bene, e questa è la cosa principale. Il destino ha voluto diversamente. Devo accettare la sua volontà, fare i conti con la pratica non più della virtù della rettitudine ma quella del consenso».

Scrivi per te

Mark Aurel non ha esplicitamente motivato i suoi appunti. Che l'abbia indirizzata a se stesso è inequivocabile; i motivi di scrittura sono accessibili solo indirettamente. L'intenzione di pubblicare non può essere completamente esclusa, ma difficilmente può essere considerata come un motivo principale. L'interesse di Van Ackeren è invece rivolto alla domanda “quale status può avere la scrittura o la formulazione come elemento di un modello filosofico di arte del vivere”. Vede questo come una forma speciale di uso terapeutico delle parole. Gli antichi approcci rilevanti a questo possono essere trovati nel Corpus Hippocraticum , il cui contenuto probabilmente era a conoscenza di Mark Aurel, forse mediato dal suo medico personale Galeno . Secondo van Ackeren, ci sono molte corrispondenze tra l'autocontemplazione e la scrittura degli antichi medici formati negli aforismi di Eraclito .

Il filosofo e imperatore Marco Aurelio potrebbe aver scritto i suoi appunti non come letture per gli altri e nemmeno principalmente come letture per se stesso. Perché contengono numerose ripetizioni di contenuto con variazioni linguistiche minime. Tuttavia, il punto di riferimento sono molto spesso le considerazioni problematiche attuali, dalle quali van Ackeren conclude che per Marco Aurelio la formulazione era più importante della lettura ripetuta perché richiedeva più concentrazione e sviluppava un maggiore effetto psicagogico . Il ritiro in una situazione di scrittura che mantenesse la concentrazione era quindi un atto di autoaiuto:

“Non agire più a casaccio. Perché non hai né la possibilità di leggere i tuoi appunti né le gesta degli antichi romani e greci e gli estratti dei loro scritti, che hai messo da parte per la tua età. Quindi sbrigati senza bagagli pesanti, abbandona le speranze vuote e aiuta te stesso se qualcosa è importante per te, finché è possibile. "

Weltanschauung-caratteristiche di base filosofiche

Anche se l'attività quotidiana sfidava costantemente il sovrano e gli dava la ragione principale per riflettere e orientare eticamente le sue azioni, dietro o sopra di essa, in ultima istanza, c'era (tutta) la natura, che secondo Marco Aurelio ha adattarsi in un modo prestabilito. Questo è dettato dalla ragione e dalla logica, che dovrebbero controllare le proprie azioni. Esigono e determinano un'attenzione costante al bene comune. Il progresso personale sostenuto in questo modo richiede test regolari nell'autodialogo.

(Tutta) la natura come guida

Canopo - resort imperiale a Villa Adriana

Poiché gli individui fanno parte della natura universale, sono anche soggetti ai suoi principi o leggi e fanno bene a fare di questo la base delle loro azioni e dei loro sforzi: “vai dritto al tuo obiettivo seguendo la tua natura individuale e generale . Ma entrambi hanno un solo modo. ”Con Marco Aurelio, la conoscenza cosmologica sembra essere un prerequisito per un'azione di successo. La sua etica si basa sulla cosmologia e ha con essa un rapporto di reciprocità:

“Chi non sa cos'è il cosmo, non sa dov'è. Chi non sa per cosa è stato creato non sa chi è, né cosa è il cosmo. Ma se non ne capissi uno, non saresti in grado di dire a cosa serve".

Marco Aurelio condivide la visione stoica della crescita e del decadimento ciclici del cosmo. Con la morte nel senso di continuo cambiamento e decadimento nient'altro attende l'uomo se non il cosmo nel suo insieme. Ma ciò che accade al tutto, quindi la prospettiva confortante, non può essere negativo per le singole parti:

“Quindi pensa sempre a queste due cose: primo, che tutto è stato lo stesso per secoli e si ripete in un ciclo costante e che non importa se qualcuno vedrà la stessa cosa tra cento o duecento anni o in un tempo infinito ; secondo, che colui che ha vissuto più a lungo perde la stessa cosa dell'altro che deve morire molto presto».

Per Marco Aurelio il divino si esprime anzitutto nella natura, come principio attivo. Non esiste una descrizione delle proprie esperienze religiose. Van Ackeren trae dalla sua indagine la conclusione che l' autocontemplazione può essere valutata come “manifestazione particolarmente coerente di un'idea panteistica”.

Sterzo esclusivo e corpo di controllo

Solo la parte principale dell'anima può aprire la strada alla felicità, alla pace della mente, all'obiettivo dell'impegno filosofico: l' egemonia . È l'unica fonte di conoscenza e giudizio:

“Le cose stanno fuori dalla porta per se stesse e non sanno nulla di se stesse né forniscono alcuna informazione. Quindi chi può fornire informazioni su di loro? Il principio guida dell'anima."

Con l'hegemonicon, è importante controllare costantemente ciò che conta davvero, cosa fare e cosa deve essere lasciato come non necessario o superfluo:

“Limita la tua attività a pochi, dice Democrito, se vuoi essere calmo dentro. Forse sarebbe meglio dire: fare ciò che è necessario e ciò che comanda e come comanda la ragione di un essere determinato dalla natura ad essere una comunità di stati; questo non solo ci dà la soddisfazione che deriva dal fare bene, ma anche quella dal fare poco. In effetti, se tralasciamo la maggior parte di ciò che non è necessario in ciò che diciamo e facciamo, avremmo più tempo libero e meno irrequietezza. Quindi chiediti su ogni cosa: questa è una delle cose inutili? Ma bisogna evitare non solo azioni inutili, ma anche pensieri inutili; perché queste ultime sono anche la causa delle azioni superflue».

L'egemonicon è autosufficiente; basta e si autoregola:

"La parte principale dell'anima è la parte che si risveglia, si dà la sua direzione e si fa ciò che vuole, e che fa sì che tutto ciò che accade le appaia come vuole".

Anche le impressioni sensoriali, così come i desideri e le passioni che ne derivano, devono essere sottoposte all'esame dell'egemonico. La cattiva passione sorge quando l'egemonico è d'accordo o dà spazio a impressioni e idee sensoriali dannose.

“Il dolore è un male o per il corpo - allora lo dimostri - o per l'anima. Ma ha la possibilità di mantenere la sua calma particolare e di non presumere che sia un male. Ogni giudizio, ogni impulso, ogni desiderio e ogni rifiuto nasce in noi, e niente entra dall'esterno».

La ragione libera dalle passioni diventa un castello, un rifugio per l'individuo, in cui nulla può nuocergli.

Azione basata sulla ragione

Testa di Marco Aurelio
(Londra, British Museum )

La ragione, che serve come linea guida e mezzo di differenziazione per la parte principale dell'anima, è parte della natura umana e relativa alla logica stoica . Tuttavia, questo non si applica solo alle operazioni della mente, ma anche all'azione guidata dalla virtù, quindi è molto più completo del moderno concetto di logica. È lo stesso Logos, la stessa ragione che si trova nella natura, nella comunità umana e nella ragione individuale. Per lo stoico è essenziale il retto uso della ragione, accessibile a tutti, nel complesso quadro cosmico-mondano delle condizioni. Nelle autocontemplazioni dice ad esempio:

“Devi sempre formare una definizione o un concetto dell'oggetto che ti viene davanti agli occhi in modo che tu possa vederlo nella sua natura completamente non mascherato e in tutti i dettagli e il nome che gli appartiene e i nomi di tutte le parti da cui è è composto e in cui si dissolverà di nuovo, può chiamare se stesso. Nulla contribuisce tanto a generare una superiorità interiore quanto la capacità di esaminare e chiarire metodicamente coerentemente e realisticamente ogni situazione che si verifica nella vita, e l'abitudine di guardare sempre le cose in modo tale da rendersi conto di che genere dal mondo cosa usi la cosa porta e quale valore ha da una parte per il tutto e dall'altra per la persona come cittadino della più alta comunità alla quale le altre comunità appartengono quasi come delle case, inoltre (che si sappia) che cosa cioè, che ora mi dà l'idea di cosa è fatto e per quanto tempo può essere conservato per sua natura e quali qualifiche sono richieste, come indulgenza, coraggio, veridicità, lealtà, semplicità, indipendenza e le altre qualifiche . "

Allo stesso tempo, Marco Aurelio era consapevole che la pienezza delle condizionalità di tutte le circostanze dell'esistenza non può essere pienamente aperta alla propria conoscenza e che esistono coincidenze nella struttura degli effetti che circondano la persona non prevedibili per l'individuo . E così l'imperatore rifletteva sui limiti delle proprie conoscenze e capacità:

“È questo travolgente la mia capacità di pensare o no? Se è sufficiente, lo uso come uno strumento datomi dalla natura del mondo nel suo insieme per svolgere il mio compito. Se non è abbastanza, non affronterò il compito e lo lascerò a qualcun altro che può farlo […]”.

La riservazione dell'errore e l'anticipazione di un possibile fallimento non delegittimavano né svalutavano le azioni di Mark Aurel. Perché non è l'esito o il risultato della rispettiva azione che sono decisivi da un punto di vista stoico, ma il ragionevole esame preliminare e l'intenzione virtuosa. Con una tale riserva di agire, lo stoico si salva da errori e frustrazioni, «e nello stesso tempo l'unico bene, la virtù, è escluso dalla riserva. Perché dipende solo dalla libera ragione e non dal corso indisponibile delle cose nel cosmo. ”Su questa base, Marco Aurelio determinò i propri limiti:

“Cerca di convincere le persone, ma agisci anche contro la loro volontà se lo spirito di giustizia decide di farlo. Tuttavia, se qualcuno ti ostacola sotto minaccia di violenza, allora rilassati, non offenderti, usa l'handicap per ottenere un'altra virtù e ricorda che ti stai muovendo solo con cautela e non dopo l'impossibile che hai voluto lottare.

Inserimento sociale e orientamento al bene comune

Il dono della ragione dell'individuo umano, che condivide con tutte le altre persone, fa di lui un essere politico per natura. La comunità delle persone quindi esiste interamente da sé, non deve essere realizzata attraverso un giudizio ragionevole:

“Se abbiamo la mente in comune, allora anche la ragione per cui siamo ragionevoli è comune a noi. Se è così, allora il buon senso che determina cosa fare e cosa non fare è comune a tutti noi. Se è così, la legge è comune a tutti noi. Se questo è corretto, allora siamo tutti cittadini. In questo caso siamo parte di una specie di stato. Se è così, allora il cosmo è in un certo senso uno stato. A quale stato comune, ci si potrebbe chiedere, dovrebbe altrimenti appartenere l'intera razza umana? Ma da lì, cioè da questo stato comune, abbiamo le nostre facoltà intellettuali, il nostro essere razionale e il nostro bisogno della legge».

Il rispetto della propria natura richiede di agire in modo da giovare alla comunità. La passività in questo senso sarebbe sbagliata:

"Non nel comportamento passivo, ma nell'essere attivo non è il bene e il male del vivere razionale e politicamente attivo, così come le sue buone e cattive qualità nel comportamento passivo, ma sono efficaci nell'essere attivo".

Marco Aurelio dichiara la solidarietà con gli altri esseri umani come la caratteristica più importante della natura umana. Come persona e filosofo, gli piace l'idea di uno stato "in cui tutti hanno gli stessi diritti e doveri e che è amministrato nel senso dell'uguaglianza e della libertà generale di parola, e di una monarchia che rispetti anzitutto la libertà dei suoi cittadini." L'importanza dell'ambiente sociale personale per Marco Aurelio, i suoi rapporti con la famiglia, gli amici e gli insegnanti importanti è già chiaramente espressa all'inizio dell'autocontemplazione . Sono persone concrete che hanno esemplificato e impartito virtù e così hanno contribuito a plasmare a posteriori la propria natura speciale, esemplificando l'orientamento comunitario.

Per quanto riguarda le possibilità personali di successo dell'azione al servizio della comunità, tuttavia, la suddetta riserva si applicava anche a Marco Aurelio: "Le persone sono lì l'una per l'altra, quindi insegnale o tollerale". è appropriato alle circostanze” effetto è una delle sue frequenti autoammonizioni. Non aveva tempo da perdere:

“Non bisogna solo considerare il pensiero che la nostra vita si consuma ogni giorno e che il resto si riduce ogni giorno che passa, ma bisogna anche considerare che, se si potesse prolungare la propria vita fino alla vecchiaia, è ancora incerto se il nostro il pensiero manterrà sempre la stessa facoltà mentale per quella contemplazione che è la base della scienza delle cose divine e umane. Infatti, quando si comincia a diventare infantili, si conserva la capacità di respirare, di digerire, di avere idee e desideri, e più simili effetti; ma servirsi di se stessi, osservare ogni volta puntualmente il proprio dovere, sezionare esattamente le impressioni, controllare quando è il momento di lasciare questa vita, insomma tutto ciò che richiede una mente allenata si è spento in noi. Ecco perché dobbiamo sbrigarci, non solo perché ci avviciniamo sempre alla morte, ma anche perché la comprensione e i concetti in noi spesso cessano prima della morte».

Automotivazione e determinazione del percorso nell'autodialogo

L'indirizzo a te stesso - spesso vestito sotto forma di inviti a un tu, che solo dice l'autore - è una caratteristica speciale che le Meditazioni a parte altri testi dell'antichità con elementi selbstdialogischen. Perché solo con l' autocontemplazione l' autodialogo secondo Marcel van Ackeren diventa il momento determinante di un testo e la sua forma. In questo, l'egemonico, la parte principale dell'anima, si occupa di se stesso e dell'esame delle impressioni e delle idee sensoriali:

“Fai attenzione alla tua capacità di portare le cose nella tua coscienza. Solo loro sono importanti, affinché nella tua ragione guida non ci sia più alcun concetto che non corrisponda alla natura e alla qualità dell'essere vivente dotato di ragione».

Con Marco Aurelio, l'autodialogo diventa una tecnica che egli prescrive come un programma sistematico di esercizi, per esempio, quando dice: "Di' a te stesso al mattino: oggi incontrerò un uomo distratto, ingrato, impudente, ingannevole, invidioso , persona poco socievole si incontrano. […] Nessuno può farmi del male, perché non mi lascerò sedurre in un vizio”.

Secondo van Ackeren, i dialoghi di Mark Aurel servono a tutta una serie di scopi: tra le altre cose, sono un esercizio profilattico che prepara un atteggiamento, una reazione emotiva o un comportamento successivi; sono usati come mnemonici per interiorizzare i principi centrali; Se necessario, hanno un effetto curativo, servono per l'autoesame, il processo decisionale pratico, la concentrazione su se stessi e sui propri principi. Van Ackeren giunge alla conclusione che l'autodialogo di Mark Aurel non contiene solo affermazioni sull'arte filosofica di vivere, ma "nell'insieme rappresenta la pratica di tale arte".

Relazioni tra contenuto e forma

Posizione di Carnuntum sul Limes pannonico superiore

Pierre Hadot descrive l' autocontemplazione come una “strana opera” a prima vista, la cui struttura e il cui contesto ha dato luogo a diverse interpretazioni . Quando fu scoperta la copia tradizionale nel XVI secolo, non esisteva né un titolo né la divisione in 12 libri che è comune oggi. La posizione speciale del primo libro, in cui Marco Aurelio delinea la sua carriera intellettuale sulla base di personalità particolarmente imponenti nel suo ambiente sociale, è sottolineata dal riferimento al luogo di origine sulle rive del fiume Gran . Inoltre, c'è solo un altro riferimento geografico, cioè all'inizio del terzo libro: “Scritto a Carnuntum ”. Altrimenti, tra alcuni dei libri di lettura di oggi c'erano a volte doppie righe vuote, a volte un separatore, ma niente dello stesso tra gli altri. E la serie di riflessioni notate oscilla tra brevissime frasi e lunghi ragionamenti da venti a sessanta righe.

A volte si è concluso che si tratta solo di frammenti di un'opera più ampia, a volte che le notazioni di Marco Aurelio fossero originariamente messe in un ordine diverso da quello tradizionale. Senza tali ipotesi, chi, come Hadot o van Ackeren, assume con ricerche recenti che si tratti di hypomnémata - appunti personali scritti da un giorno all'altro, indipendentemente dal fatto che l'imperatore li abbia scritto lui stesso o forse uno scriba dettato.

Sotto l'impressione che Marco Aurelio si sforzasse di portare le sue riflessioni in una forma letteraria raffinata nonostante le limitate riserve di tempo, la ricerca non cerca solo di determinare il contenuto filosofico delle autocontemplazioni ; viene invece verificata anche la corrispondenza tra il contenuto della dichiarazione e il disegno formale del testo. Creazioni concettuali specifiche, scelta di metafore e stile aforistico sono tra gli elementi distintivi al riguardo.

Il primo libro come parte speciale dell'opera

Busto del padre adottivo e predecessore Antonino Pio
(British Museum)

“Se vuoi essere felice, pensa alle virtù di chi ti circonda. Questo è z. Ad esempio, con una persona l'energia, con l'altra la moderazione, con la prossima generosità, con un'altra qualcos'altro. Perché niente è gioia tanto quanto le manifestazioni delle virtù che diventano visibili nei caratteri dei nostri simili e - per quanto possibile - si uniscono in gran numero. Ecco perché bisogna averli sempre a portata di mano".

Questo è lo spirito con cui è scritto il primo libro dell'Autocontemplazione , come ha già chiarito Joachim Dalfen , il quale allo stesso tempo ha respinto l'assunto che, per le peculiarità del contenuto e della forma, questo capitolo potrebbe essere un capitolo che non non appartengono affatto o che è stato creato dopo gli altri libri Operazione di Mark Aurel. Il primo libro è il più breve di tutti, e sia tematicamente che formalmente è più uniforme di tutti i seguenti. Riguarda costantemente le qualità desiderabili che Marco Aurelio ha trovato nelle persone nel suo ambiente sociale e che considera esemplari. Nell'ultima sezione riassume le influenze e le circostanze positive della sua carriera ringraziando gli dei per questo.

Una caratteristica sorprendente della forma uniforme del primo libro è che tutte le sezioni iniziano con la formula di apertura " Παρὰ ..." (Da ...) insieme al nome del rispettivo modello o destinatario dei ringraziamenti, seguito da ciò che è per essere ringraziato. Per Richard B. Rutherford non c'è nulla in tutta la letteratura classica che corrisponda al primo libro delle Self-Contemplations di Mark Aurel .

Come una bozza programmatica per il primo libro, appaiono anche a van Ackeren le osservazioni di van Ackeren di Mark Aurel sulle virtù e le virtù degli altri esseri umani, che uno dovrebbe guardare avanti e su cui orientarsi. A differenza di Pierre Grimal , che vede un Marco Aurelio consapevole della sua età e che ha un'aspettativa di vita limitata, ripensando essenzialmente alla sua carriera intellettuale e alle sue influenze, van Ackeren dipinge l'immagine di un imperatore che in questo primo libro si concentra principalmente le virtù ei loro rappresentanti nella sua Vita assicura perché intende continuare a lavorare sulla loro appropriazione.

Tuttavia, vi sono differenze anche per quanto riguarda il disegno formale delle sezioni nel primo libro: mentre le caratterizzazioni inizialmente collegano molto brevemente le persone con le virtù, la lunghezza degli apprezzamenti aumenta nel seguito fino ad Antonino Pio , al quale quasi 100 caratteristiche sono ascritti, in parte spiegati in relazione alla situazione. Rutherford vede questo come una discussione critica di Mark Aurel con i predecessori del suo padre adottivo come imperatore, che erano quindi politicamente meno adatti alla carica a causa della mancanza di determinate caratteristiche e abilità.

All'essenziale in breve e chiarezza

“Prendi sempre la via corta. Ma il cammino che corrisponde alla natura è breve; di conseguenza, dici e fai tutto nel modo più sano possibile. Perché una tale risoluzione ti salva dal vanto, dall'esagerazione, dalla formulazione imprecisa e dalla sottigliezza ".

Anche Mark Aurel ha seguito questa linea guida generale di azione nelle autocontemplazioni, tralasciando tutto ciò che gli sembrava superfluo - soprattutto le circostanze e le persone concrete che gli hanno dato motivo di certe riflessioni - per affrontare quelle verità avvincenti, distaccate da la confusione quotidiana che determina la vita umana. Era sua preoccupazione riconoscere i fatti della vita nella nuda nudità e portarli al linguaggio, z. B. nella frase:

“Cosa sono le persone che mangiano, dormono, si accoppiano, si svuotano e svolgono solo funzioni animali? E se fanno i padroni, camminano con orgoglio, si comportano con indignazione e lanciano rimproveri intorno a loro dalle loro altezze? "

A dire la verità è una preoccupazione frequente del filosofo imperiale, alla quale si ammonisce. In tal modo, ricade nuovamente sulla natura del mondo nel suo insieme, che è strettamente correlato a tutto ciò che esiste. Ma tutta la natura è anche chiamata verità, ed è la causa prima di ogni verità. Pertanto, Marco Aurelio cerca e trova esempi del vero molto spesso nella natura o nelle sue manifestazioni individuali. Di tanto in tanto usa anche drastiche cinismo per questo scopo :

"Proprio come il bagno, l'olio, il sudore, la sporcizia, l'acqua unta e tutto il resto ti sembrano disgustosi, così anche ogni parte della vita e ogni oggetto."

Non è raro che l'intuizione di Mark Aurel sulla verità abbia un retrogusto amaro. Ciò che viene poi esposto e nudo a volte è poco attraente. Inoltre, come si può osservare in natura, ciò che si trova è anch'esso soggetto a costante mutamento, mutevole nella sua composizione, incoerente e senza valore nel lungo periodo.

“Quindi a cosa dobbiamo indirizzare tutte le nostre preoccupazioni? Solo una cosa: una mentalità giusta, un'azione senza scopo di lucro, una verità costante nel parlare e uno stato d'animo per accettare tutto ciò che ci accade con abbandono come una necessità, una cosa nota che ha la stessa fonte e origine con noi ".

Alcuni di Mark Aurel laconiche dichiarazioni concise sembrano decisamente sconcertante a prima vista. Il significato dell'affermazione "eretto, non eretto" difficilmente può essere decifrato senza l'aiuto di un altro passaggio: "Quindi si trova la serenità dell'anima quando ci si abitua a fare a meno dell'aiuto dall'esterno e al nostro riposo da altre persone non essere necessario. Bisogna stare in piedi senza essere tenuti in posizione eretta".

Creazione di concetti, uso di immagini e metafore

Marco Aurel a
cavallo (illustrazione parziale, Musei Capitolini)

“Immagina sempre il mondo come una creatura composta da una sola materia e da un solo spirito. Guarda come tutto si adatta a una sensazione; come, in virtù di una forza motrice unificata, tutto è in una connessione ben fondata con tutto ciò che sta divenendo, e che tipo di connessione e interazione intima è ".

L'uso di diversi dispositivi stilistici nell'autocontemplazione mostra che anche Marco Aurelio attribuiva importanza agli elementi di design formale quando scriveva le sue riflessioni. Van Ackeren descrive la ricchezza di parole e l'uso di combinazioni di parole, specialmente quelle con il prefisso “συν”, come cospicuo. Circa 150 di questi composti sono inclusi nell'autocontemplazione, inclusi alcuni che non sono altrimenti documentati in tutta la letteratura antica. "Queste parole composte, soprattutto quelle di nuova formazione, testimoniano lo sforzo di assicurare l'unità che domina l'intero cosmo, anche attraverso l'espressione linguistica", dice Dalfen. Il pensiero dell'imperatore ruota costantemente intorno all'unità del cosmo in tutti i suoi membri, intorno alla "parentela di tutti gli esseri umani", da cui per ogni essere umano, ma soprattutto per l'imperatore, nascono gli "obblighi verso la comunità".

Si riscontra spesso anche l'uso di forme diminutive nell'autocontemplazione , che potrebbero servire come diminuzioni linguistiche per non sopravvalutare il valore delle adiaphora , le cose indifferenti secondo la dottrina stoica. Anche i confronti in cui gli esseri umani sono equiparati a formiche, topi spaventati o foglie al vento, come è stato fatto da Omero , mirano a relativizzare e ridurre il significato . Mark Aurel usa in modo particolarmente abbondante paragoni e metafore, sia che la vita sia presa per un dramma, sia che sia vista come un teatro di guerra, come una competizione o come una gita in barca da una sponda all'altra.

"La durata della vita umana è un attimo, l'essere è un flusso costante, la sensazione è un'apparenza oscura, il corpo è una massa in decomposizione, l'anima è una cima, il destino è un enigma, la chiamata è qualcosa di indeciso."

L'effetto dei confronti e delle immagini viene aumentato costruendo righe. In breve successione, esprimono ciascuno le proprie affermazioni e, secondo van Ackeren, sembrano orecchiabili e convincenti anche senza spiegazioni. Nella migliore delle ipotesi, Rutherford osserva che l'uso delle immagini nelle riflessioni di Mark Aurel raramente serve a scopo decorativo; anzi, sono parte integrante del contesto da esprimere e dell'effetto che ne deriva.

Variazione e continuazione delle idee centrali negli aforismi

“Se ti lamenti di qualcosa, hai dimenticato che tutto avviene secondo natura e che le trasgressioni straniere non dovrebbero sfidarti; dimenticare inoltre che tutto ciò che accade è sempre accaduto in questo modo, accadrà sempre in questo modo e ora sta accadendo ovunque; dimenticare quale intimo rapporto c'è tra il singolo essere umano e l'intera razza umana; perché qui non c'è insieme una comunità di sangue e seme, ma piuttosto una partecipazione dello stesso spirito. Ma hai anche dimenticato che lo spirito pensante di tutti è, per così dire, un dio e un emissario della divinità; dimenticare che nessuno ha nulla esclusivamente di suo, ma che suo figlio, così come il suo corpo e anche la sua anima gli sono venuti da quella fonte; dimentica infine che ognuno vive solo il momento presente e di conseguenza perde solo questo».

Dalfen ha sottolineato questa sezione dell'autoriflessione come una sequenza importante di frasi chiave (Kephalaia) , destinate a essere a portata di mano dell'imperatore quando si stava preparando ad arrabbiarsi con i suoi simili. Rutherford e Hadot seguirono Dalfen nel valutare l'importanza fondamentale della Kephalaia. In tali arrangiamenti da catalogo, secondo Rutherford, la funzione dell'autocontemplazione diventa chiaramente riconoscibile per l'autore; mostra ciò che lo preoccupa principalmente e ciò che è fondamentalmente importante per lui. Hadot vede un “ricordo laconico” negli otto aspetti citati, che spesso si riscontrano separatamente l'uno dall'altro nelle riflessioni di Mark Aurel, talvolta corredate di spiegazioni e testimonianze.

Seguendo Rutherford, Van Ackeren sottolinea il momento della variazione linguistica nei vari revival tematici di Mark Aurel. La combinazione di variazione e iterazione - nel senso di continuazione tematica - ha determinato l' autoesame nel suo insieme: “Le diverse varianti linguistiche sono tentativi di formulare la possibile necessità situazionale. Possono corrispondere a stati d'animo o bisogni attuali, sebbene la procedura non sia arbitraria, ma piuttosto attraverso un quadro metodologico. Inoltre, le variazioni possono essere spiegate dal pensiero della preparazione. Con le varianti, Marc Aurel sviluppa vari farmaci o derivati ​​di uno strumento terapeutico per essere preparato a situazioni diverse".

In termini di stile, secondo van Ackeren, Marco Aurelio preferiva le forme dell'epigramma e dell'aforisma . Un approccio epigrammatico è evidente non solo nella compattezza della forma e dei mezzi retorici, ma anche nella scelta dei temi, spesso finalizzata alla morte di uomini famosi:

Eraclito , che aveva fatto tante naturali considerazioni filosofiche sulla fine del mondo attraverso il fuoco, morì di idropisia, il corpo avvolto nello sterco di vacca. La malattia del verme uccise Democrito , parassiti di un tipo diverso uccisero Socrate . Cosa intendo con questo? Ti sei imbarcato, hai navigato per il mare, sei in porto: scendi subito! Se è una vita diversa, gli dei non mancano da nessuna parte, nemmeno lì! Se invece non è più possibile sentire, allora finiscono le vostre pene ei vostri piaceri, la vostra reclusione in un vaso tanto più indegno quanto più nobile è chi vi abita. Perché questa è la ragione, il tuo genio, l'altra solo terra e marciume».

Nel confrontare i testi del Corpus Hippocraticum con le autocontemplazioni di Mark Aurel , van Ackeren mostra alcuni chiari paralleli, soprattutto per quanto riguarda la forma aforistica. Come strumento didattico, lo stile aforistico appare utile sia per l'apprendimento che per l'approfondimento e il ricordo. Tuttavia, secondo van Ackeren, le autocontemplazioni soddisfano costantemente anche sei dei sette criteri dell'odierna definizione di aforisma. I decreti legali di Marco Aurelio sono in parte in contrasto con questo, come sottolinea Hadot: grande cura nei dettagli; uno "zelo quasi esagerato nello spiegare punti già chiari"; La ricerca della purezza nell'uso sia greco che latino; meticolosa ricerca della soluzione più imparziale, umana, giusta.

Accoglienza e conseguenze

Marco Aurelio in armatura militare
(Parigi, Louvre )

Marco Aurelio, ultimo rappresentante importante della giovane Stoa, appare solo nella prospettiva moderna . Dalla tarda antichità e dal Medioevo tale classificazione ed esame esplicito delle autoosservazioni non ci è pervenuto. L'orientamento filosofico di Mark Aurel può essere trovato ovunque nelle fonti. La venerazione come "buon imperatore", che fu mostrata alla sua immagine in molte famiglie romane secoli dopo la sua morte, potrebbe avere più a che fare con la figura del sovrano che con il suo pensiero filosofico. Finalmente, con lui, ebbe fine il periodo di massimo splendore dell'impero adottivo e del fiorente impero romano.

Per la moderna ricezione, invece, sono soprattutto le riflessioni di che hanno fatto di Marco Aurelio una grandezza storica accattivante, che invita alla discussione ed è orientata verso la volontà di identificazione in parte continua. Le indagini scientifiche si occupano, tra l'altro, della questione dell'indipendenza filosofica dell'autocontemplazione ; con la domanda su quanto siano caricate positivamente o negativamente l'immagine dell'uomo dell'imperatore e il suo atteggiamento nei confronti delle emozioni; con il rapporto di Mark Aurel con la retorica e la religione.

Originalità controversa

Se ci sia un contributo indipendente alla filosofia di Marco Aurelio e in cosa consista è controverso nella ricerca. Dalfen era dell'opinione che non si commetta alcuna ingiustizia a Marco Aurelio se si attribuisce il contenuto e gli elementi formali dell'autocontemplazione esclusivamente ai suoi maestri: “La grandezza dell'imperatore non sta nell'aver insegnato cose nuove o sue, ma nel che aderisce agli insegnamenti Ha tenuto aperta la filosofia per tutta la vita, si è sentito obbligato a loro come governanti e quindi li ha costantemente richiamati alla mente. Ma questo da solo significherebbe poco se non avesse modellato anche le sue azioni secondo gli insegnamenti. E la storia testimonia che ha fatto questo".

Per Hadot, la chiave dell'autocontemplazione di Mark Aurel risiede in Epitteto e nelle tre regole di vita che ha derivato dalla dottrina stoica: la disciplina delle idee e del giudizio, la disciplina della pulsione e dell'azione, e la disciplina del desiderio: “ La dottrina dei tre temi dell'Esercizio, delle tre discipline e delle tre regole di vita contiene, riassunta in modo grandioso, tutta l'essenza dello stoicismo. Invita le persone a trasformare radicalmente la loro visione del mondo e il loro modo di vivere ordinario. Marc Aurel, l'imperatore-filosofo, ha saputo sviluppare splendidamente questi temi nelle sue ammonizioni a se stesso e orchestrarli con ricche armonie ".

Van Ackeren si oppone esplicitamente a una riduzione dell'autocontemplazione alle regole di vita di Epittet. Il fatto che, contrariamente a quanto ipotizzato da Hadot, non si tratti solo di un quadernetto alla maniera degli hypomnemata nel senso di Hadot, è già evidente in termini formali, poiché non si tratta di un testo disordinato, ma “l'abile combinazione molti elementi stilistici conosciuti dai generi antichi”. Gli stimolanti delle riflessioni di Mark Aurel citati nelle autocontemplazioni includono non solo Epitteto, ma anche Seneca ed Eraclito . In Seneca, l'autodialogo è strettamente legato al dialogo interpersonale, ed è quindi integrato e corretto. Ma solo con l' autocontemplazione , così van Ackeren, l' autodialogo diventa il momento determinante di un testo e la sua forma: "Con Marc Aurel, la Stoà si concentra sulla materia e la forma sull'autodialogo".

“O c'è un destino inevitabilmente necessario e un ordine inviolabile delle cose, o una provvidenza che perdona, o un'approssimazione confusa e cieca. Ora, se c'è una necessità immutabile, perché le resisti? Ma se c'è una provvidenza riconciliabile, renditi degno dell'assistenza divina. Se alla fine regna il cieco caso, goditi il ​​pensiero che in mezzo a un tale torrente in te stesso hai una guida nella tua ragione."

La suddetta riflessione, che si ritrova in varie modificazioni nelle autocontemplazioni , è stata rivolta criticamente a Marco Aurelio sotto due aspetti; da un lato, perché nella visione alternativa in quanto tale vi sarebbe una deviazione dalla posizione stoica; d'altra parte, perché la considerazione del caso cieco come principio di formazione del mondo, che risale alla teoria atomica di Democrito , dovrebbe essere classificata come eclettica . Van Ackeren, d'altra parte, vede questa alternativa, "Provvidenza o atomi", esaminata per la prima volta in dettaglio da Marco Aurelio, come una discussione sul rapporto tra fisica ed etica nella Stoà.

Marco Aurelio ricorre al pensiero di Eraclito, ad esempio, per chiarire che anche le persone che agiscono contro la ragione occupano un posto designato nella struttura del mondo nel suo insieme:

“Lavoriamo tutti insieme verso un unico obiettivo: alcuni con piena consapevolezza, altri ignoranti, come anche Eraclito, credo, che chiama i dormienti collaboratori attivi di ciò che sta accadendo nel cosmo. L'uno partecipa a questo, l'altro in quel modo, ma anche coloro che si lamentano costantemente e cercano di opporsi al corso del mondo e di fermarlo. Perché anche il cosmo ha bisogno di una persona simile. Ora devi essere chiaro su quali persone appartieni. In ogni caso, colui che controlla il mondo intero ti userà correttamente e ti includerà come una parte importante dei ranghi dei suoi collaboratori e aiutanti ".

Il fatto che Marco Aurelio abbia attinto da molte fonti nello scrivere le autocontemplazioni , senza limitarsi esclusivamente a idee stoiche, è stato interpretato non solo come eclettismo, ma anche come mancanza di originalità e significato filosofici. Van Ackeren, d'altra parte, dà l'impressione di un concetto filosofico speciale nel risultato della sua indagine, che non solo giustifica, tematizza e riflette l'arte stoica di vivere, ma anche la aggiorna. L' autocontemplazione ha permesso in modo inedito di “ guardarsi alle spalle di un autore mentre pratica l' arte di vivere. Anche questo è unico".

Immagine multistrato dell'uomo

Come si vede, l'immagine dell'uomo di Mark Aurel è determinata dall'idea di partecipazione comune di tutti alla ragione universale e dalla relativa convivenza umana, che però è anche soggetta a perturbazioni:

“Ma uno si separa dal suo simile perché lo odia e si allontana da lui. Ma non sa di essersi tagliato fuori dalla comunità nel suo insieme. A parte questo, quella comunità è un dono di Zeus che li ha riuniti. È possibile per noi ricrescere insieme ai nostri vicini e di nuovo per aiutare a garantire che l'intera cosa sia completata. Se, naturalmente, questo tipo di separazione si verifica più frequentemente, il risultato è che la parte che viene separata può essere riunita con il resto solo con difficoltà e difficilmente può essere integrata. In genere il ramo che è cresciuto insieme agli altri dall'inizio ed è rimasto in comunità con loro non è più lo stesso che si è innestato di nuovo dopo la separazione, che dicano quello che vogliono i giardinieri”.

Van Ackeren vede opportunità e limiti di una possibile riabilitazione per le persone che si sono separate dalla comunità a causa della loro cattiva condotta. Il loro reinserimento è quindi possibile e incoraggiato. Tuttavia, questo non riesce completamente e senza problemi, e diventa sempre più difficile con la ricaduta. Per Marco Aurelio, ottimi mezzi per mantenere la comunità sono l'insegnamento e l'amore, l'amicizia e la benevolenza.

Affermazioni nelle autocontemplazioni che sembrano mirare a una mancanza di sentimento nella sfera interpersonale, ad esempio in vista della possibile morte del proprio figlio, stanno in una peculiare tensione a questi principi guida : "Epitteto diceva che quando si baciare un bambino, devi dire a te stesso in silenzio: 'Domani potresti già essere morto.' ” Martha Nussbaum ha dedotto criticamente una posizione disumana di Mark Aurel da tali frasi, perché i sentimenti hanno troppo poco spazio nella vita sociale e vengono valutati negativamente. Van Ackeren, invece, sostiene che, sebbene sia di fatto coerente con la dottrina stoica immunizzarsi il più possibile contro gli effetti paralizzanti del lutto, la critica al riguardo ignora le emozioni positive che Marco Aurelio spesso rivolgeva.

Fratello adottivo e co-imperatore Lucius Verus

Secondo Pierre Grimal, il fondamento a volte non particolarmente vivo delle riflessioni del filosofo imperatore può essere spiegato anche dalla situazione di vita di Marco Aurelio nel momento in cui furono create le autocontemplazioni . Secondo la sua stessa comprensione e testimonianza, l'imperatore era un uomo anziano a questo punto; problemi cronici di stomaco e di sonno lo tormentavano. Potrebbe essere il momento di dedicarsi al proprio destino. Nel 175 morirono sua moglie Faustina e altri membri della famiglia. Grimal, cercando riferimenti tra certe esperienze di Marco Aureliano e singoli passaggi nell'autocontemplazione , vede la seguente corrispondenza

“Panthea o Pergamo sono ancora seduti alla tomba di Vero ? O Cabria e Diotimo su Adriano ? Sarebbe ridicolo. [...] Non era la tua abilità necessaria prima invecchiare e poi morire? E possono i querelanti sfuggire alla morte? Tutto questo corpo è muffa e marciume".

retorica ambivalente

Come la filosofia, la retorica era una delle aree di formazione di base di Mark Aurel. Il suo insegnante di retorica di lunga data fu l'allora famoso avvocato e oratore Marco Cornelio Frontone , che operò un revival della tradizione retorica repubblicana e quindi contribuì a educare i suoi contemporanei. Una questione controversa nella ricerca mira all'atteggiamento di Mark Aurel nei confronti della retorica e in particolare a un possibile allontanamento da essa.

A riprova di ciò, vengono utilizzate affermazioni nelle autocontemplazioni , in cui Marco Aurelio Quinto Giunio Rustico , suo stoico maestro, sottolinea con gratitudine, tra l'altro, per averlo salvato soprattutto dalla verbosità oratoria e poetica oltre che dal discorso artificioso; Inoltre, ci sono parti della corrispondenza tra Marco Aurelio e Frontone, che in determinate circostanze potrebbero anche indicare il disprezzo e l'allontanamento di Marco Aurelio dalla retorica.

Christoph Tobias Kasulke è giunto a questo proposito a conclusioni diverse su più livelli. Secondo questo, non vi fu disprezzo dimostrabile per la retorica da parte di Marco Aurelio fino ai suoi ultimi anni, perché nel 175/176 in occasione di un viaggio di ispezione nell'est dell'impero chiese, godette e onorò le capacità retoriche di tre rinomati sofisti e già ad Atene in precedenza la cattedra di retorica era occupata dal sofista Giulio Teodoto . Nel corso della presa del potere nel 161, Mark Aurel scrisse esplicitamente una lettera a Fronto per fornirgli una lettura di alta qualità dalla sua raccolta, senza alcun riferimento filosofico riconoscibile. Le discrepanze tra Frontone e Marco Aurelio su questioni di retorica emerse poco dopo dal carteggio, Kasulke non attribuisce quindi al drastico allontanamento di Marco Aurelio dalla retorica in quanto tale - l'imperatore regnante difficilmente poteva farne a meno - ma ad una delusione di Frontone, il Forse avevo sperato "di vedere il suo gusto letterario-retorico individuale intronizzato dalla persona dell'imperatore, per così dire, e stabilito in tutto l'impero." Tuttavia, Marco Aurelio protestò contro questo respingendo i riferimenti di Frontone alla necessità di una speciale retorica esercizi e mantenimento dello stile e uno a propria disposizione appropriato discorso.

Bernd Manuwald deriva un allontanamento più chiaro dalla retorica di Mark Aurel rispetto a Kasulke dalla sua interpretazione della fonte. È da notare che Marco Aurelio non menziona nessuno tra i maestri citati nel primo libro che lo introdussero alla retorica. Frontone è citato brevemente, ma non come maestro di retorica, ma con riferimento a intuizioni etiche. Già nel giovane Marcus c'erano riserve su alcuni aspetti della retorica del frontone e sulle sue esigenze di raffinatezza retorica. E le dichiarazioni di entrambi hanno chiarito che da un certo momento in poi Mark Aurel non ha più intrapreso la perfezione retorica nel senso di Frontos, ma ne ha consapevolmente allontanato. Jürgen Hammerstaedt vede un contrasto deliberato tra Mark Aurel e importanti rappresentanti contemporanei della Seconda sofistica articolato nelle auto-contemplazioni , ad esempio quando ringrazia gli dei per non aver incontrato alcun sofista quando è stato attratto dalla filosofia. Utilizzando l'esempio di Apuleio di Madauros, Hammerstaedt sviluppò forti contrasti con l'immagine di sé di Mark Aurel e con i suoi principi guida.

Religiosità non ortodossa

Anche la religiosità di Mark Aurel si colloca in un campo di tensione che consente diverse interpretazioni e accenti al suo pensiero filosofico. Il concetto di Dio nell'autocontemplazione , descritto da Cornelius Motschmann come "estremamente vago", oscilla tra la natura onnicomprensiva da un lato, Zeus come unica grandezza di Dio dall'altro e "gli dei" in una svolta politeista tradizionale. Mark Aurel dissipa i dubbi sull'esistenza di poteri superiori come segue:

"Rispondi a coloro che chiedono: 'Dove hai visto gli dei che tanto ami, o come sei arrivato alla conclusione che esistono?' Primo: sono visibili anche agli occhi. Secondo: nemmeno io ho visto la mia anima, eppure la onoro. Questo vale anche per gli dei: dal fatto che sento ancora e ancora il loro potere, concludo che esistono ed è per questo che li adoro».

Van Ackeren specifica la religiosità di Mark Aurel in contrasto con Epitteto: Mentre la concezione di Dio di Epitteto è principalmente monoteista e personalizzata, Mark Aurel rinuncia completamente alla descrizione delle esperienze religiose e consente che il principio divino si esprima principalmente nella natura: “Sullo zelo religioso di Epitteto quasi nulla si nota nell'autocontemplazione. "Ad eccezione di un passaggio che può essere inteso come una preghiera al cosmo, secondo van Ackeren, la religiosità non è praticata nell'autocontemplazione - a differenza della filosofia pratica che viene enfatizzata per iscritto. "La religiosità sembra essere impersonale per Marc Aurel perché non è centrale per lui".

Adorazione e distanza critica

Statua equestre del museo - vista parziale

Mark Aurel ha ricevuto lodi, ammirazione e rispetto come quasi nessun altro imperatore romano prima o dopo di lui, per cui secondo Motschmann la sincerità del suo essere e l'immediatezza del suo diario - come l' autoesame sono le ragioni principali. Anthemic ha dichiarato Ernest Renan : "Fortunatamente, la scatola che nascondeva i pensieri scritti sulle rive della Gran e a Carnuntum si è salvata. [...] Rappresentando un Vangelo veramente eterno, i pensieri di Marco Aurelio non invecchieranno mai perché non proclamano dogmi. Il vangelo è superato in alcune sue parti, poiché la scienza non consente più l'ingenua nozione del soprannaturale su cui si basa. Il soprannaturale è solo una piccola, insignificante macchia nella mente che non intacca la meravigliosa bellezza del contenuto di base. Se la scienza avesse il potere di distruggere Dio e l'anima, i pensieri rimarrebbero ancora giovani di vita e pieni di verità. La religione di Marco Aurelio è, come talvolta fu quella di Gesù, la religione assoluta, quella che risulta dal semplice fatto di un'alta coscienza morale di fronte all'universo. È una religione che non appartiene a nessuna razza o nazione. Nessuna rivoluzione, nessun progresso, nessuna scoperta potrà cambiarlo».

Incentivi per l'identificazione offerto le Meditazioni nel 18 ° secolo per Federico II. , Che essi stessi, supportati da Voltaire , a Roi philosophe si aprirono. Nel 1777, in una lettera a Voltaire, trovò Mark Aurel come una personalità così superiore a tutti i governanti e persino a tutti i filosofi a causa della sua pratica morale che qualsiasi confronto con lui sarebbe stato audace. Andreas Pečar sottolinea la natura strumentale del culto di Mark Aurel di Federico. Durante il suo periodo come principe ereditario, gli è servito per rivelarsi uguale tra i filosofi. Dopo aver preso il potere, però, prese a modello il filosofo imperiale Mark Aurel per prendere le distanze dai buoni consigli dei “soli” filosofi nel senso dei suoi doveri di sovrano.

L'ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt ha più volte spiegato l' autoriflessione di Mark Aurel come un'importante base di orientamento personale, anche nell'orizzonte contemporaneo , che ha ricevuto dallo zio per conferma , portato nello zaino durante la seconda guerra mondiale e fatto suo attraverso il lavoro permanente. “Marco Aurelio è stato un modello per me. Ho dato per scontate le sue ammonizioni. I suoi due comandamenti più importanti per me, la serenità interiore e l'adempimento dei doveri, erano sempre davanti ai miei occhi. ”Nelle difficili situazioni decisionali politiche come Cancelliere federale, la calma interiore gli ha dato la forza per adempiere ai suoi doveri. Schmidt sospetta “che il momento mi sono ricordato Marco Aurelio, tornata la calma ogni volta.” Dal suo punto di vista di oggi, tuttavia, il Marco Aurelio di auto-contemplazione è particolarmente esemplare per Schmidt “, una sorta di catalogo ideale per ciò che è giusto e regola saggia. ”Schmidt valuta le azioni politiche effettive di Mark Aurel come imperatore come critiche sotto diversi aspetti (tortura degli schiavi, persecuzione dei cristiani, guerre per far rispettare gli interessi imperiali).

Come sopra evidenziato, gli approcci critici nella ricerca scientifica riguardano da un lato una mancanza di originalità filosofica nell'autocontemplazione , dall'altro un'immagine dell'uomo fin troppo apatica e negativa. Jörg Fündling vorrebbe costruire sul "magnetismo del quadro generale": "Solido come una roccia di guerre indesiderate, personalità armoniosa, adorato e tuttavia deplorevole, quindi è il più vicino a noi". Secondo la sua volontà, l'incondizionato, interiormente libero Mark Aurel deve essere nelle sue dipendenze, gli ostacoli al pensiero e alle convenzioni sono arretrati. "Un altro dovere è la ricerca di disarmonie o possibili conseguenze negative della sua armonia".

Per Richard B. Rutherford le Meditazioni sono l' espressione del perseguimento di un ideale. In considerazione della severità di questo ideale, tuttavia, sono comprensibili tocchi di sconforto e insoddisfazione nelle espressioni di Marco Aurelio. È un'opera carica di tensione attraverso questo sforzo, che per buone ragioni continua a sviluppare ancora oggi il suo effetto commovente e illuminante. Alexander Demandt prende la raccolta di dieci principi che Marco Aurelio prescrive per il suo atteggiamento verso le altre persone nel Libro XI, 18 come punto di partenza per dieci principi guida con cui cerca di cogliere la saggezza del filosofo imperiale nel suo insieme. La conclusione di Demandt a questo proposito è: “Sul tema della filosofia, ci sono libri come mai prima d'ora. Il tema della saggezza è stato negativo da Marc Aurel".

Output di testo

  • Gernot Krapinger (ed. E trad .): Auto-contemplazioni . Reclam, Ditzingen 2019.
  • Christopher Gill (trad. E comm.): Meditazioni, Libri 1-6 . Oxford University Press, Oxford 2013.
  • Robin Hard (traduttore): Meditazioni ( Oxford World's Classics ). Oxford e altri 2011.
  • Rainer Nickel (ed. E trad.): Auto-contemplazioni ( Collezione Tusculum ). Greco e tedesco, 2a edizione, Mannheim 2010.
  • Wilhelm Capelle (trad.): Autocontemplazioni . 13a edizione riveduta, Kröner, Stoccarda 2008.
  • Otto Kiefer (traduttore): Autoriflessioni . Insel, Francoforte sul Meno / Lipsia 2003.
  • Joachim Dalfen (Ed.): Marci Aurelii Antonini Ad se ipsum libri XII ( Bibliotheca Teubneriana ). 2a edizione migliorata, Teubner, Lipsia 1987.
  • Willy Theiler (ed. E trad.): Percorsi verso se stessi . greco e tedesco. 3a edizione migliorata, Artemis, Zurigo 1984.
  • HM Endres (trad.): Autoriflessione . Goldmann, Monaco 1961.
  • Albert Wittstock (trad.): Auto-contemplazioni . Reclam, Stoccarda 1949.
  • Arthur SL Farquharson (a cura di, Comm. E trad . ): Ta eis heauton . greco e inglese. 2 volumi, Clarendon Press, Oxford 1944.
  • Charles Reginald Haines (ed. E trad.): Marco Aurelio . Greco e inglese ( Loeb Classical Library ). Edizione migliorata, Cambridge (MA) 1930.
  • Heinrich Schenkl (Ed.): Marci Antonini Imperatoris In semet ipsvm libri XII ( Bibliotheca Teubneriana ). Ed. maior., Lipsia 1913.
  • FC Schneider (trad.): Marc Aurel, autocontemplazione (progetto Gutenberg, su archive.org)
  • Johannes Stich (Ed.): D. imperatoris Marci Antonini Commentariorum quos sibi ipsi scripsit libri 12 . Teubner, Lipsia 1882.
  • Johann Matthias Schultz (traduttore e comunicatore): Marc. Aurelio. Le conversazioni di Antonin con se stesso . Schleswig 1799.

letteratura

  • Marcel van Ackeren : La filosofia di Marco Aurelio. 2 volumi, de Gruyter, Berlino / New York 2011, ISBN 978-3-11-025542-3 .
  • Marcel van Ackeren (a cura di): “Auto-contemplazioni” e autorappresentazioni . Il filosofo e imperatore Marc Aurel in una luce interdisciplinare; File dal Colloquio interdisciplinare di Colonia, 23-25 ​​luglio 2009 . Reichert, Wiesbaden 2012, ISBN 978-3-89500-929-7 .
  • Guido Cortassa: Il filosofo, i libri, la memoria. Poeti e filosofi nei Pensieri di Marco Aurelio . Tirrenia Stampatori, Torino 1989, ISBN 88-7763-624-6 .
  • Joachim Dalfen : Indagini storico- formali sull'autocontemplazione di Marco Aurelio. Bonn 1967 (= tesi, Università di Monaco 1966).
  • Pierre Hadot : Il castello interiore. Istruzioni per la lettura di Marco Aurelio. Eichborn, Francoforte sul Meno 1997, ISBN 3-8218-0642-7 .
  • Christoph Tobias Kasulke: Fronto, Marc Aurel e nessun conflitto tra filosofia e retorica nel II secolo d.C. Saur, Monaco, Lipsia 2005, ISBN 3-598-77830-9 .
  • Richard B. Rutherford: Le meditazioni di Marco Aurelio. Uno studio. Clarendon Press, Oxford 1989, ISBN 0-19-814879-8 .

link internet

Osservazioni

  1. ↑ Nella ricerca è molto probabile che i documenti di Mark Aurel, come molti altri scritti antichi, non avessero alcun titolo. I vari titoli esistenti sono quindi tutte soluzioni di fortuna. Il titolo greco, adattato alla lingua originale ( Τὰ εἰς ἑαυτόν ), è tradotto ad se ipsum in latino o è usato sotto le meditazioni ; italiano facoltativamente Colloqui con sé stesso , Ricordi , Meditazioni o Pensieri ; Francese: Pensées pour moi-même ; Inglese: meditazioni . In tedesco, oltre all'autocontemplazione , sono comuni percorsi verso se stessi/se stessi . Marcel van Ackeren sostiene per auto- osservazione, tra le altre cose, a causa della facilità d'uso della lingua. (Marcel van Ackeren: L'imperatore e filosofo Marc Aurel come soggetto di ricerca interdisciplinare. In: Ders. (Ed.), Wiesbaden 2012 (files of the Interdisciplinary Colloquium Cologne 2009), p. 9.)
  2. ^ Jörg Fündling : Marc Aurel. Imperatore e filosofo . Darmstadt 2008, pp. 18, 20.
  3. ^ Marco Aurelio I, 7.
  4. ^ Marco Aurelio I, 8.
  5. ^ Marco Aurelio I, 14.
  6. Hadot 1997, pp. 43 e 46.
  7. Hadot 1997, pagina 96.
  8. Mark Aurel VI, 30. Gretchen Reydams-Schils fa questa frase nella traduzione “Verkaisere nicht!” Il punto di partenza del suo trattato The Roman Stoics. Sé, responsabilità e affetto (Chicago e Londra 2005); Anche Pierre Hadot le attribuisce un'importanza centrale (Hadot 1997, p. 62) e vi fa più volte riferimento.
  9. Van Ackeren 2011, Vol. 1, pp. 27-29, con riferimento a Mark Aurel VI, 30; VIII, 1; XII, 27; VI, 12
  10. Hadot si riferisce come esempio a Catone il Giovane , che era un filosofo stoico ma che non scrisse alcuno scritto filosofico. (Hadot 1997, pag. 19)
  11. ^ Jörg Fündling: Marc Aurel. Imperatore e filosofo . Darmstadt 2008, pagina 42 f.
  12. ^ Gretchen Reydams-Schils: Gli stoici romani. Sé, responsabilità e affetto. Chicago e Londra 2005, pagina 3.
  13. "Ma permangono ancora differenze cruciali: per gli stoici, la svolta verso il sé è un atto di equilibrio permanente tra due insiemi paralleli di norme, filosofiche e sociopolitiche, che possono creare tensioni serie e di vasta portata." (Gretchen Reydams-Schils: The Stoici romani. Sé, responsabilità e affetto. Chicago e Londra 2005, p. 91.)
  14. ^ Gretchen Reydams-Schils: Gli stoici romani. Sé, responsabilità e affetto. Chicago e Londra 2005, pagina 8.
  15. Marco Aurelio IX, 29; citato da Hadot 1997, p.414.
  16. Hadot 1997, p.417.
  17. Mark Aurel VI, 50.
  18. Hadot 1997, pagina 288.
  19. Van Ackeren 2011, volume 1, pagina 316.
  20. Van Ackeren 2011, Vol. 1, pagina 318.
  21. Van Ackeren 2011, vol.1, p.319 sg. e 326 sgg.
  22. Van Ackeren 2011, volume 1, pagina 336 f.
  23. Marco Aurelio III, 14; citato da van Ackeren 2011, vol.1, p.342.
  24. Marco Aurelio XI, 13: "Che male ci sarebbe per te se facessi volontariamente ogni volta ciò che è appropriato alla tua natura, come essere umano, destinato a promuovere il bene comune in ogni modo possibile, che accetti ciò che tutti -la natura trova utile in questo momento. "
  25. Marco Aurel V, 3; citato da van Ackeren 2011, vol.2, p.371.
  26. Marco Aurelio VIII, 52; citato da van Ackeren 2011, vol.2, p.442.
  27. Marco Aurelio II, 14; citato da van Ackeren 2011, volume 2, pagina 367.
  28. Van Ackeren 2011, Vol. 2, pagina 704.
  29. ^ Marco Aurelio IX, 15; citato da van Ackeren 2011, vol.2, p.573.
  30. Marco Aurelio IV, 24; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampato 1995, pagina 49.
  31. Marco Aurelio VI, 8; citato da van Ackeren 2011, vol.2, p.572.
  32. Marco Aurelio VIII, 28; citato da van Ackeren 2011, vol.2, p.663.
  33. Marco Aurelio VIII, 48: “Per questo la ragione libera dalle passioni è un castello ( διὰ τοῦτο ἀκρόπολίς ἐστιν ἡ ἐλευθέρα παθῶν διάνοια ). Perché l'uomo non ha nulla di più forte. Se le persone cercano rifugio lì, dovrebbero essere invincibili in futuro. ”(Citato da van Ackeren 2011, vol. 2, p. 573, nota 853).
  34. Hadot 1997, pagina 120.
  35. Marco Aurelio III, 11; citato da van Ackeren 2011, volume 2, pagina 555.
  36. Van Ackeren 2011, volume 2, pagina 687 f.
  37. Marco Aurelio VII, 5; citato in van Ackeren 2011, volume 2, pagina 683, nota 1329.
  38. Van Ackeren 2011, Vol. 2, pagina 695.
  39. Marco Aurelio VI, 50; citato da van Ackeren 2011, volume 2, pagina 694.
  40. Marco Aurelio VI, 4; citato da van Ackeren 2011, vol.2, p.505 f.
  41. ^ Marco Aurelio IX, 16; citato da van Ackeren 2011, volume 2, pagina 507, nota 609.
  42. τὸ μὲν οὖν προηγούμενον ἐν τῇ τοῦ ἀνθρώπου κατασκευῇ τὸ κοινωνικόν ἐστι. Marco Aurelio VII, 55; citato da van Ackeren 2011, vol.2, p.508 f. nota 616.
  43. Marco Aurelio I, 14; citato da van Ackeren 2011, vol.2, p.515.
  44. Van Ackeren 2011, vol.2, p.548 f.
  45. Marco Aurelio VIII, 59; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampato 1995, pagina 128.
  46. ( εἰς τὸ κοινῇ χρήσιμον καὶ εὐάρμοστον ) Mark Aurel VII, 5, citato da van Ackeren 2011, vol. 2, p. 683.
  47. Marco Aurelio III, 1; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampato 1995, pagina 31.
  48. Van Ackeren 2011, Vol. 1, pagina 259.
  49. Marco Aurelio III, 9; citato da van Ackeren 2011, vol.1, p.273.
  50. Van Ackeren 2011, Vol. 1, pagina 275; Marco Aurelio II, 1; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampa 1995, pagina 22 f.
  51. Van Ackeren 2011, Vol. 1, pagina 346 / Vol. 2, pagina 700.
  52. Hadot 1997, pp. 52-54.
  53. Hadot 1997, pp. 57-60; van Ackeren 2011, volume 1, pagina 317.
  54. Hadot 1997, pagina 61.
  55. ^ Rutherford, per esempio, rivolge la sua attenzione "all'intima relazione nella scrittura di Marcus tra stile e pensiero, tra la retorica della sua prosa (vocabolario, metafora, figure retoriche e così via) e il suo argomento filosofico." (Rutherford 1989, pag. 126)
  56. Marco Aurelio VI, 48; citato da van Ackeren 2011, volume 1, pagina 53.
  57. Dalfen 1967, pag.11 segg.; confermando Pierre Grimal: "Nous penserions volontiers que ce livre est véritablement le point de départ de tout ce qui suit." (Pierre Grimal: Marc Aurèle . Paris 1991, p. 317)
  58. Marco Aurelio I, 17.
  59. Dalfen 1967, p.6 f.
  60. "Semplicemente non c'è nient'altro come il Libro I delle Meditazioni in tutta la letteratura classica." (Rutherford 1989, p. 48)
  61. Vedi sopra, Mark Aurel IV, 48.
  62. ^ Pierre Grimal: Marc Aurele . Parigi 1991, pagina 319.
  63. van Ackeren 2011, Vol. 1, pp. 59-80. “Il primo libro nomina le persone a cui sono assegnate le virtù esemplificate. Queste virtù saranno poi ammonite nel corso di ulteriori libri.” (Ibid. P. 74)
  64. van Ackeren 2011, volume 1, pagina 72.
  65. Rutherford 1989, p.108 f.
  66. Marco Aurelio IV, 51; citato da van Ackeren 2011, vol.1, p.291.
  67. "Marcus si sforza di elevarsi al di sopra delle meschine distrazioni delle circostanze e degli eventi individuali, per discernere nel caos apparente le verità assolute che governano le nostre vite. Da qui la rarità delle allusioni contemporanee, e anche dei nomi di persona." (Rutherford 1989, p. 143)
  68. Marco Aurelio X, 19; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampa 1995, pagina 153.
  69. Van Ackeren 2011, Vol. 2, pagina 582.
  70. Marco Aurelio VIII, 24; citato da van Ackeren 2011, vol.1, p.299.
  71. Van Ackeren 2011, Vol. 2, pp. 591-593.
  72. Marco Aurelio IV, 33; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampato 1995, pagina 52.
  73. Hadot 1997, p.352.
  74. ( Ὀρθός, ἢ ὀρθούμενος. ) Marco Aurelio VII, 12; citato da Hadot 1997, p.352.
  75. Marco Aurelio III, 5; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampa 1995, pagina 35.
  76. ( Ὡς ἓν ζῷον τὸν κόσμον, μίαν οὐσίαν καὶ ψυχὴν μίαν ἐπέχον, συνεχῶς ἐπινοεῖν καὶ πῶς εἰς αἴσθησιν μίαν τὴν τούτου πάντα ἀναδίδοται καὶ πῶς ὁρμῇ μιᾷ πάντα πράσσει καὶ πῶς πάντα πάντων τῶν γινομένων συναίτια καὶ οἵα τις ἡ σύννησις καὶ συμμήρυσις . ) Mark Aurel IV, 40; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampato 1995, pagina 54.
  77. Van Ackeren 2011, Vol. 1, pagina 293.
  78. Dalfen 1967, p.95. “Marc Aurel era ovviamente dell'opinione che l'idea che era così importante per lui, che tutte le cose e le persone nel cosmo formassero una comunità con stretti rapporti, necessitavano di nuove parole speciali. E questo rende chiaro che è stato in grado di attuare queste considerazioni in modo retorico. ”(Van Ackeren 2011, vol. 1, p. 294)
  79. Van Ackeren 2011, Vol. 1, pp. 294-296.
  80. ( Τοῦ ἀνθρωπίνου βίου ὁ μὲν χρόνος στιγμή, ἡ δὲ οὐσία ῥέουσα, ἡ δὲ αἴσθησις ἀμυδρά, ἡ δὲ ὅλου τοῦ σώματος σύγκρισις εὔσηπτος, ἡ δὲ ψυχὴ ῥεμβός, ἡ δὲ τύχη δυστέκμαρτον, ἡ δὲ φήμη ἄκριτον˙ ) Mark IV Aurel, 17; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampa 1995, pagina 30.
  81. Van Ackeren 2011, vol.1, p.300 f.
  82. "L'immaginario di Marcus, come le altre tecniche già discusse, e come i suoi exempla e citazioni, è raramente sviluppato come ornamento: piuttosto, è parte integrante della struttura e dell'effetto del passaggio in questione" (Rutherford 1989, p. 147 )
  83. Marco Aurelio XII, 26; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampa 1995, pagina 184.
  84. Dalfen 1967, p.234.
  85. Rutherford 1989, pp. 33 e 131.
  86. Hadot 1997, p.66 sg.
  87. Van Ackeren 2011, Vol. 1, pagina 307.
  88. Marco Aurelio III, 3; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampato 1995, pagina 33.
  89. I criteri citati sono: isolamento contestuale, forma di prosa, non fiction, concisione, puntualità linguistica e fattuale; il settimo criterio, la sola frase, si compie occasionalmente anche nelle autocontemplazioni . (Van Ackeren 2011, vol. 1, p. 315 e 323-327, in parte con riferimento a H. Fricke: Aphorismus. Stuttgart 1984, p. 1 ff.)
  90. Hadot 1997, p.356, con riferimento a W. Williams: Individuality in the Imperial Constitutions: Hadrian and the Antonines. In: The Journal of Roman Studies, Volume 66, 1976, pp. 78-82.
  91. Alcuni riferimenti a una possibile familiarità nell'antichità si trovano in Hadot. Il filosofo Temistio sembra aver saputo dell'esistenza dell'opera parlando di paraggelmata , cioè degli ammonimenti scritti dell'imperatore. Aurelius Victor ( Cesares 16, 9) e la Historia Augusta ( Avidius Cassius 3, 6-7) a loro volta affermarono che Marco Aurelio presentò pubblicamente i suoi comandamenti filosofici per tre giorni prima di intraprendere la campagna del Danubio. (Hadot 1997, p. 42 segg.)
  92. Dalfen 1967, p.239.
  93. Hadot 1997, pagina 149.
  94. Van Ackeren 2011, Vol. 2, pagina 699.
  95. Van Ackeren 2011, Vol. 1, pagina 239.
  96. Van Ackeren 2011, Vol. 1, pagina 259.
  97. Marco Aurelio XII, 14; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampa 1995, pagina 180.
  98. Van Ackeren 2011, Vol. 2, pp. 428 e 703.
  99. Marco Aurelio VI, 42; citato da van Ackeren 2011, vol.2, p.527.
  100. Questa tesi non significa, tuttavia, che la filosofia pratica stoica sia aggiornata esclusivamente nelle autocontemplazioni per Marc Aurel. Tuttavia, per lui, la filosofia può essere esercitata anche attraverso la verbalizzazione, «perché la scrittura dei testi realizza parte della filosofia» (Van Ackeren 2011, vol. 2, p. 700 sg.).
  101. Marco Aurelio XI, 8; citato da van Ackeren 2011, volume 2, pagina 525.
  102. Van Ackeren 2011, Vol. 2, pagina 526.
  103. Marco Aurelio XI, 34; citato da van Ackeren 2011, volume 2, pagina 677.
  104. Van Ackeren 2011, Vol. 2, pp. 669-677. “Le persone dovrebbero amare le altre persone, avere affetti, ma per gli stoici ciò non significa che uno debba piangerli.” Tuttavia, dalla stoica riluttanza a piangere, i critici traggono la discutibile conclusione che i legami non dovrebbero esistere affatto. "Come se il dolore dopo la fine del legame attraverso la morte cambiasse la qualità emotiva della relazione stessa" (Ibid., P. 677)
  105. Marco Aurelio II, 2.
  106. ^ Pierre Grimal: Marc Aurele . Parigi 1991, pp. 319 e 324 sg.)
  107. γράσος πᾶν τοῦτο καὶ λύθρον ἐν θυλάκῳ. Marco Aurelio VIII, 37; citato dopo la traduzione di Albert Wittstock: Marc Aurel: Self-contemplations . Reclam, Stoccarda 1949; Ristampato 1995, pagina 121.
  108. ^ Marco Aurelio I, 7.
  109. Kasulke 2005, pagina 203.
  110. Kasulke 2005, p.267 sg.
  111. Kasulke 2005, pagina 381.
  112. Kasulke 2005, p.371.
  113. ^ Marco Aurelio I, 11.
  114. Bernd Manuwald: Marc Aurel e il suo maestro Frontone: filosofia contro retorica? In: Marcel van Ackeren (Ed.), Wiesbaden 2012 (files of the Interdisciplinary Colloquium Cologne 2009), pp. 297 e 306.
  115. Marco Aurelio I, 17.
  116. Jürgen Hammerstaedt: Il secondo sofistico come sfondo delle "Auto-contemplazioni" di Marco Aurelio . In: Marcel van Ackeren (Ed.), Wiesbaden 2012 (files dall'Interdisciplinary Colloquium Cologne 2009), pp. 309-312 e 320-322.
  117. “Nella sua concezione della divinità, Marc Aurel rimane in parte estremamente vago. Appare qui come Logos onnipotente, là come Provvidenza benevola, come cosmo o semplicemente come φύσις τῶν ὅλων nelle sue varie ipostasi .” (Cornelius Motschmann: Die Religionspolitik Marc Aurels. Stoccarda 2002, p. 58)
  118. Marco Aurelio XII, 28; citato da Cornelius Motschmann: La politica religiosa di Marco Aurelio. Stoccarda 2002, pagina 56
  119. Van Ackeren 2011, volume 2, pagina 450.
  120. Van Ackeren 2011, Vol. 2, pagina 473.
  121. Cornelius Motschmann: La politica religiosa di Marco Aurelio. Stoccarda 2002, pagina 11.
  122. ^ Ernest Renan: Marc Aurèle et la fin du monde antique. Paris 1882. Citato dall'edizione tascabile del 1984, p.166, da Hadot 1997, p.420 f.
  123. "Et Marc-Aurèle personallement était si supérieur par sa morale practique aux souverains, et, j'ose dire, aux philosophes mêmes, que tout comparaison qu'on fait avec lui est téméraire". (Citato da Cornelius Motschmann: Die Religionspolitik Marc Aurels. Stoccarda 2002, p. 11)
  124. ^ Andreas Pečar: Federico il Grande come Roi Philosophe. Roma e Parigi come punti di riferimento per l'immagine reale. Contributo alla collana della Fondazione Prussian Palaces and Gardens Berlin-Brandenburg in occasione del 300° compleanno di Federico II: Federico il Grande: politica e trasferimento culturale in un contesto europeo.
  125. Helmut Schmidt: dovere e serenità. In: Die Zeit , 26 febbraio 2015, pagina 9.
  126. ^ Jörg Fündling: Marc Aurel. Imperatore e filosofo . Darmstadt 2008, pagina 11 f.
  127. "... le meditazioni rappresentano una tensione verso un ideale. Lo sconforto e l'insoddisfazione del loro autore furono in parte la conseguenza della durezza di quell'ideale; le tensioni insite nei suoi ripetuti sforzi per raggiungerlo si incarnano in un'opera che, come dottrina e come arte, continua meritatamente a commuovere e ad illuminare i lettori di oggi.” (Rutherford 1989, p. 125)
  128. Alexander Demandt: Marc Aurel. L'imperatore e il suo mondo . Monaco 2018, p.398 f.