De bello Gallico

Edizione del libro del 1783

Come Commentarii de bello Gallico ( rapporto latino sulle guerre galliche ) o De Bello Gallico (tedesco delle guerre galliche , sulla guerra gallica ), un rapporto del comandante romano Giulio Cesare sulle guerre galliche (da 58 a 51/50 v. Chr.) designato. Il nome Commentarii è indirettamente documentato da diversi resoconti antichi. Di conseguenza, Cesare aveva chiamato la sua opera Commentarii rerum gestarum Galliae ( rapporti latini sulle conquiste in Gallia ) o Commentarii Gallici belli ( cronache latine della guerra gallica ). L'opera è la principale fonte delle campagne di Cesare, ma è caratterizzata da forti interessi personali dell'autore e quindi problematica dal punto di vista storico. In termini letterari, l'opera è anche di grande importanza. Ha sviluppato un ampio impatto ed è ancora oggi parte del principale canone della letteratura latina .

I Commentarii di Cesare sono composti da otto libri. L'ottavo libro non è stato scritto da lui stesso, ma dal suo amico, alto ufficiale e segretario personale Aulo Irzio . Irzio voleva colmare il divario tra la guerra gallica e la guerra civile , che Cesare descrisse nella sua opera De bello civili .

Alla questione dei dettagli della pubblicazione dei Commentarii di Cesare non si può rispondere in modo univoco. Tre sono le opinioni al riguardo: Cesare scrisse o dettò gli eventi delle singole guerre anno dopo anno nelle fasi di riposo, principalmente nei campi invernali, oppure i Commentarii furono scritti coerentemente dopo la fine della guerra, o una sorta di compromesso da queste due teorie che i libri scritti separatamente fossero dopo la fine della guerra nel 50/51 a.C. Sono stati modificati e pubblicati insieme.

I Commentari - nonostante il nome generico - non l'attività ufficiale e le relazioni finanziarie al Senato; tuttavia, Cesare li utilizzò sicuramente insieme a documenti privati.

Stile e intento di visualizzazione

Lo stile è chiaro e coerente nella linea di pensiero. Nella scelta delle parole si può già parlare di purismo , poiché Cesare evita rigorosamente le variazioni fine a se stesse e le formula invece in modo sintetico e preciso.

Questo rigore e coerenza nell'uso del linguaggio derivano dalle convinzioni stilistiche di Cesare, che espose nell'opera perduta De analogia . Da ciò il filosofo Favorinus cita l'istruzione a uno studente: "tamquam scopulum sic fugias inauditum atque insolens verbum!" può recitare Cicerone il suo amico Attico nella Scrittura Bruto .

I libri sulla guerra gallica sono strutturati secondo il principio annalistico , quindi ad ogni anno di guerra è stato dedicato un libro. Cesare descrisse le sue azioni non in prima ma in terza persona (Er-form) per dare l'apparenza di obiettività e modestia. Lo scopo dei suoi appunti era soprattutto quello di spiegare la necessità della sua campagna agli ufficiali romani e quindi di giustificare la sua guerra.

Tuttavia, il "rapporto fattuale" di Cesare è piuttosto soggettivo in alcuni punti e dovrebbe quindi essere considerato in modo critico. Cesare non è in realtà uno storico, ma un giornalista che ha usato il genere letterario dei commentarii per scopi politici.

soddisfare

Gallia al tempo di Cesare (58 a.C.)

Il rapporto inizia con una breve descrizione etnografica e geografica della Gallia. La frase di apertura è ancora nota a molti studenti di latino oggi:

"Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam, qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur."

“La Gallia nella sua interezza è divisa in tre parti. Uno è abitato dai Belgi, un altro dagli Aquitani e il terzo da coloro che si definiscono Celti ma sono chiamati Galli nella nostra lingua."

Dopo questa breve introduzione, la descrizione della guerra gallica inizia con la campagna contro gli Elvezi .

Libro primo: Guerra contro gli Elvezi e il germanico Ariovisto (58 a.C.)

Libro primo: Guerra contro gli Elvezi ( Battaglia di Bibracte ) e contro i Teutoni ( Battaglia d'Alsazia ), 58 a.C. Cr.

All'inizio del libro, Cesare descrive "tutta la Gallia" (la sua geografia e popolazione) in una panoramica, ma poi arriva a parlare di un solo popolo, gli Elvezi , in modo più dettagliato . Il territorio di questo popolo si trova nell'estremo sud-est della Gallia e confina con la Germania e la provincia romana. Un nobile elvetico, Orgetorige , si batte per il dominio esclusivo sulla Gallia. Per raggiungere questo obiettivo, ha intenzione di spostare l'intera popolazione degli Elvezi fuori dalla loro zona. Conclude segretamente un patto con il Sequaner Casticus e l' Haeduer Dumnorix per ottenere il potere insieme. Questo piano viene però tradito e Orgetorix viene ucciso mentre cercava di sfuggire al processo. Gli Elvezi si attengono ancora al piano dell'emigrazione, ma Cesare usa tattiche intelligenti per impedire loro di intraprendere la via facile e piacevole attraverso la provincia romana. Invece, sono costretti a spostarsi a nord. Saccheggiano attraverso l'area di Sequaner e Haeduer. Questi chiedono aiuto a Cesare, che poi distrugge un quarto degli Elvezi mentre attraversa il fiume Arar . Poco dopo, dopo una battaglia di tre giorni a Bibracte , gli Elvezi capitolano. Cesare li rimanda nel loro territorio originario in modo che possano nuovamente fungere da cuscinetto tra i Teutoni e la provincia romana.

Poco dopo, gli sconfitti Haedu e Sequani chiesero aiuto a Cesare contro i tedeschi che si stavano spingendo in Gallia. Il loro re Ariovisto soppresse le tribù galliche. Cesare riconosce il pericolo rappresentato dai Teutoni per l'Impero Romano e decide di intervenire. Attraverso ambasciatori invitò Ariovisto ad astenersi dall'attraversare il Reno, colonizzare la Gallia e sopprimere i Galli. Ariovisto non entra in questo, quindi un conflitto militare è inevitabile. A Vesontio , Cesare dapprima raduna le sue truppe per attendere i rinforzi e per provvedere al rifornimento di grano. Intanto tra i soldati romani si diffonde la voce di invincibili Teutoni, tanto che non sono pochi quelli che vogliono rifiutare il servizio quando un treno contro di loro. Cesare invalida tutti gli argomenti e li motiva in un discorso infuocato. Cesare distrugge i Teutoni nella battaglia d'Alsazia . I sopravvissuti, compreso Ariovisto, fuggono di nuovo attraverso il Reno.

Secondo libro: Guerra contro i belgi (57 aC)

Secondo libro: Guerra contro i Belgi, 57 aC Cr.

Il rapporto di una congiura di Belger penetra a Cesare. Questo mette insieme legioni e raggiunge i territori belger così rapidamente che la tribù Remer si sottomette immediatamente. Da loro apprende la forza e la potenza di combattimento delle truppe insorte e anche che le tribù dei belgi discendono dai teutoni che un tempo attraversarono il Reno. Cesare attraversa il fiume Axona e si accampa non lontano da Bibrax , la capitale del Remer. Questo è assediato dai belgi, il caso è imminente. Solo l'intervento di Cesare li impedisce. I belgi infine si ritirano nei propri territori. Molti belgi vengono uccisi durante il loro volo.

Cesare si sposta quindi nella zona dei Suessionen e inizia l'assedio di Noviodunum . La città si arrese rapidamente, così come i Bellovaci di Bratusspantium e la tribù degli Ambian . I selvaggi e coraggiosi Nervier , Atrebaten e Viromanduer, invece, si ritirano nei boschi e vi oppongono aspra resistenza. Riescono persino ad accerchiare le legioni di Cesare. La sconfitta sembra inarrestabile. La tribù dei Treviri , al fianco di Roma, è già in fuga. Cesare alla fine combatte se stesso in prima linea, ma solo la retroguardia interviene per trasformare la lotta in favore di Cesare. I Nerviani sono quasi completamente distrutti e Cesare lascia che i sopravvissuti tornino nel loro territorio.

Gli Aduatukiani , discendenti dei Cimbri e dei Teutoni , cedono la loro città e le armi a Cesare , ma ne conservano alcuni per attaccare i Romani la notte successiva. Quest'ultimo tentativo fallisce. Cesare fa saccheggiare la città. Nel frattempo ha ricevuto la notizia che Publio Licinio Crasso ha sottomesso con una legione le tribù belghe rimaste sulla costa. Sconfitti i Belgi, Cesare torna in Italia.

Terzo libro: Guerra contro i veneziani nel nord-ovest e gli Aquitani nel sud (57-56 a.C.)

Terzo libro: Guerra contro i popoli alpini e del mare, 57/56 aC Cr.

Per aprire una rotta commerciale dall'Italia attraverso le Alpi, Cesare invia la sua 12° Legione al comando di Servio Galba nell'area dei Nantuaten , Veragrer e Seduner . Nel villaggio di Octodurum si stanno preparando per l'inverno. Le tribù galliche, riluttanti a sottomettersi, attaccano dalle alture delle montagne. La situazione diventa estremamente minacciosa e Galba decide di evadere. Nella confusione che ne deriva riesce a sconfiggere i ribelli gallici.

Mentre Cesare è in Illiria , scoppia un altro conflitto con le tribù galliche. I marinai dei veneziani prendono in ostaggio gli ufficiali romani. Caesar si sta preparando per un conflitto militare e fa costruire navi da guerra sulla Liger. Si rifiuta di scambiare gli ostaggi. I veneziani ottennero diversi alleati, anche dalla Britannia, e fortificarono le loro città. Per impedire alleanze con altre tribù galliche, Cesare distribuì le sue truppe su vaste aree della Gallia, compreso il Reno, al fine di prevenire possibili attraversamenti germanici, e si spostò immediatamente in Veneto con truppe a piedi.

La conquista delle città venete si rivela difficile, perché ben protette su promontori dal mare. Così Cesare sta aspettando la sua flotta. Alla fine, vinse la battaglia navale che ne seguì, non perché avesse le navi migliori, ma perché i suoi soldati erano riusciti a distruggere il sartiame dei Veneziani con le falci attaccate ai pali, rendendo così le loro navi incapaci di manovrare. Le tue città poi si arrendono. Cesare li punì severamente, fece giustiziare la leadership veneziana e vendette la loro gente come schiavi.

Allo stesso tempo, Quinto Titurio Sabino riesce con uno stratagemma a sfidare i Veneller e altre tribù rinnegate sotto la guida di Viridorix per attaccarli e sconfiggerli con un improvviso fallimento. C'è anche una rissa in Aquitania . La tribù Sotiater vi si oppone a P. Crasso . Crasso li sconfisse e conquistò l'Aquitania. Quasi tutta la Gallia è stata sconfitta. Solo le tribù Morin e Menapi sono ancora in armi contro Roma. Ritirati nei boschi e nelle paludi, aspettano Cesare e iniziano il combattimento non appena lascia riposare le sue legioni. Cesare può respingere l'avversario, ma non può finalmente batterlo nelle foreste profonde. Così fece distruggere i villaggi di Morin e Menapier e si ritirò in un campo invernale.

Quarto libro: Guerra contro i Teutoni, prima traversata del Reno, prima spedizione in Gran Bretagna (55 a.C.)

La più coraggiosa tribù germanica, i Suebi , scacciò altre tribù germaniche, gli Usipetri e i Tenker , attraverso il Reno nella Gallia occupata dai Romani. Cesare si rifiuta di dare alle due tribù la terra dell'insediamento. Segue una battaglia in cui i teutoni, insieme alle loro mogli e ai loro figli, vengono schiacciati. Per dimostrare il suo potere ai Suebi, Cesare costruì un ponte sul Reno entro 10 giorni ed entrò in Germania. Tuttavia, non c'è stato alcun incontro diretto con le tribù germaniche. Cesare trova i loro villaggi abbandonati e li brucia. Alla fine, si trasferisce con gli amici Ubi e promette loro protezione dai Suebi. Dopo 18 giorni in Germania, si ritirò in Gallia e fece demolire il ponte.

Anche prima dell'arrivo dell'inverno, Cesare vuole partire per la Gran Bretagna per sottolineare la sua presenza anche lì. Non appena arriva, il popolo britannico lo affronta con i carri. La situazione sembra completamente disperata e l'abile mossa di Caesar per posizionare le corazzate più manovrabili di fronte non capovolge la situazione. Solo un coraggioso portatore d' aquila può ricordare al resto dei soldati il ​​loro dovere e il loro senso dell'onore attraverso il suo modello (salta con il suo stendardo, l'aquila legionaria, dalla nave nell'acqua profonda e attacca i britannici), in modo che tutti lo seguano. Qui la volontà dei romani di vincere si dimostra più forte di qualsiasi tattica, tanto che Cesare vince nonostante tutte le avversità.

Al suo ritorno in Gallia, tuttavia, prima di poter rilasciare le sue truppe nei quartieri invernali, deve battere di nuovo 6.000 Moriner , che si ribellano contro di lui.

Libro quinto: guerra contro la Britannia, rivolta dei Galli (54 a.C.)

Libro quinto: Seconda spedizione in Britannia, sconfitta di Titurio e Cotta contro gli Eburoni, 54 a.C. Cr.

In inverno, Cesare fece costruire oltre 600 navi. Prima di partire per la Gran Bretagna per la seconda volta, tuttavia, si recò a Trevern per esortarli alla lealtà all'Alleanza. L'Haeduer Dumnorix, che si oppone a Roma, fa uccidere Cesare. Cesare raccoglie le sue truppe a Itius e va in Britannia. Lascia Tito Labieno con tre legioni. Una volta a terra, i britannici riuniti lo stanno già aspettando. Ci furono le prime battaglie e, a causa dell'uso britannico dei loro carri , i romani subirono pesanti perdite. Tuttavia, le truppe di Cesare combattono con successo, la coalizione degli avversari si dissolve, i Trinovanti si arrendono. Solo Cassivellaunus , comandante in capo degli alleati britannici, inizialmente offrì resistenza dai boschi. Ma alla fine anche questo si è rotto. Cesare prende degli ostaggi come sicurezza e torna in Gallia.

Questa volta ha distribuito le sue legioni alle singole tribù per l'accampamento invernale, perché teme nuovi disordini. Cesare scopre che i Galli hanno deciso di attaccare tutti gli accampamenti invernali contemporaneamente. I legati Titurio e Cotta , acquartierati nella zona degli Eburones , accettano di ritirarsi, ma subiscono un'imboscata da Ambiorix e vengono sconfitti. I legati vengono uccisi. Anche il campo di Cicerone è assediato . Può solo resistere all'assalto con difficoltà. Quando anche Labieno viene pesantemente molestato dai Treveriani, Cesare Cicerone si precipita ad aiutare. Con una mossa intelligente - riesce ad attirare i Galli su un terreno sfavorevole - ottiene la vittoria. Quando questa notizia raggiunge le tribù galliche, fuggono. Labieno riesce ad uccidere Induziomaro , il capo dei Treveri.

Nel quinto libro, Cesare dà un resoconto più dettagliato della geografia e della popolazione della Gran Bretagna. Sospetta un'estensione geografica di 2000 miglia, cita anche Hiberna (Irlanda) e l'isola di Mona .

Sesto libro: Rivolta dei Galli, seconda traversata del Reno, Galli ed escursione germanica (53 a.C.)

Sesto libro: insurrezioni dei Treveri, secondo attraversamento del Reno, Landtag a Durocortorum, 53 a.C. Cr.

I disordini dei Galli continuano. Treverer , Nervier , Atuatuker , Menapier e tedeschi sulla riva sinistra del Reno stanno pianificando ulteriori insurrezioni. Cesare rinforzato le sue truppe in Gallia e soggetti Nervi, Senonen , Carnuti e Menapi. I treveriani stanno aspettando il supporto della Germania per attaccare il campo di Labieno . Questo simula un tentativo di fuga e può attirare il Treverer in un attacco frettoloso. Labieno vince e mette in fuga i Galli. Come fedele alleato di Roma, Cingetorige ricevette il dominio sui Treveri.

Per rendere più difficile la fuga degli Eburonen Ambiorix e per punire le tribù della riva destra del Reno coinvolte nell'insurrezione , Cesare attraversò per la seconda volta il Reno . Dal suo amico Ubiern apprende dei movimenti delle truppe dei Suebi. Cesare è stato avvertito.

A questo punto segue la cosiddetta escursione gallica o germanica. Cesare riferisce sui costumi e sui costumi dei Galli e li distingue dai Teutoni. Parla della popolazione gallica ( druidi e cavalieri), della religione ("Il tuo dio più grande è Mercurio"), del diritto di famiglia, delle sepolture e della loro organizzazione politica ("Parlare di affari di stato è consentito solo attraverso l'assemblea generale"). I tedeschi sono diversi. Non avevano sacerdoti come i Galli, l'agricoltura non era popolare tra loro, ma amavano la caccia, la guerra e l'indurimento. Una tribù germanica è molto apprezzata se riesce a scacciare tutti i suoi vicini. I Galli erano più coraggiosi e combattivi dei Teutoni. Tuttavia, la vicinanza al civilizzato Impero Romano portò loro prosperità e alla fine fecero i conti con l'essere stati sconfitti dai Teutoni. L'excursus si conclude con la descrizione della foresta ercinica a est del Reno e dei suoi animali (alci, uri, cervi), ma questo brano è di dubbia autenticità.

La persecuzione di Ambiorix continua. Cesare manda L. Minucio Basilo avanti attraverso la foresta delle Ardenne . Lì Ambiorix riesce a malapena a fuggire a cavallo. Cesare quindi invia messaggeri ad altre tribù galliche e dice loro di saccheggiare gli Eburoni . Questo attira anche i Sugambrers germanici oltre il Reno, che attaccano gli Eburoni, ma poi cercano invano di sconfiggere i Romani ad Atuatuca, e infine scompaiono di nuovo sul Reno.

Cesare non riesce a catturare Ambiorix, quindi non ha altra scelta che distruggere la terra e i villaggi degli Eburoni. A Durocortorum , una città del Remer , Cesare tiene il parlamento dello stato gallico. Acco, istigatore della rivolta, viene giustiziato. Cesare parte per l'Italia.

Settimo Libro: La rivolta di Vercingetorige (52 aC)

Le tribù galliche formarono una coalizione contro Cesare sotto la guida degli Arverners Vercingetorige . Questo si sposta nell'area del Bituriger e li conquista per una rivolta. Cesare si precipita dall'Italia e li costringe a ritirarsi. Vercingetorige poi assediò Gorgobina, città dei Boier . Cesare richiama le sue truppe e conquista Vellaunodunum, Cenabum e Noviodunum Biturigum . I Galli poi bruciano tutte le città Bituriger, solo Avaricum viene risparmiato, ma viene presto preso da Cesare. Esorta gli alleati Haeduer alla lealtà all'alleanza.

Mentre trasferì Tito Labieno con quattro legioni ai Senoni e ai Parigini , Cesare partì per Gergovia nella regione degli Arverni e patria di Vercingetorige. Tuttavia, gli Haedu insorsero presto contro Cesare. Mentre infuria la battaglia per Gergovia, gli Haedu avanzano verso le truppe romane. I romani perdono quasi settecento uomini quel giorno ma non riescono a prendere la città. Cesare passa alla città di Noviodunum, che fu distrutta dagli Haeduern, mentre Labieno si muove contro la città di Lutetia . Lì si tratta di una battaglia vittoriosa per Labieno. I Galli fuggono. Dopo tre giorni le sue truppe si uniscono a quelle di Cesare.

Nel frattempo, Vercingetorige tiene la dieta gallica a Bibracte . Quasi tutte le tribù galliche partecipano e confermano Vercingetorige come generale. Segue una battaglia nel corso della quale vengono distrutti i cavalieri gallici sul fiume Armançon . Vercingetorige si ritira con le sue truppe a piedi nella fortezza di Alesia . Ecco di nuovo il combattimento, che Cesare può vincere grazie agli ausiliari germanici. Riesce a rinchiudere i Galli ea costruire un sofisticato sistema di fortificazioni intorno alla città. I Galli intrappolati ora stanno aspettando con urgenza che gli ausiliari gallici si avvicinino, perché le loro scorte di cibo sono quasi esaurite. I Galli discutono della possibilità di arrendersi. Nel discorso infuocato degli Arverni Critognato, si esprime contro la resa e convince gli altri. Le battaglie equestri aprono il combattimento successivo, ma nessuna decisione viene presa entro la sera. Anche nei prossimi giorni, Vercingetorige non riesce a portare a una vittoria per insuccessi. La decisione è in corso. Cesare finalmente vince. Vercingetorige cade nelle sue mani.

Cesare poi va direttamente agli Haeduern, li sottomette di nuovo, prende molti ostaggi e manda le sue truppe al campo invernale. Lui stesso rimane a Bibracte. A Roma si celebra una festa di ringraziamento di 20 giorni.

Ottavo libro: Gli anni 51 a.C. a.C. e 50 a.C. a.C. (da Aulo Irzio )

  • Prefazione di Hirtius
  • 1-48 Atti di guerra di Cesare nell'ottavo anno del suo governatorato
  • 49-55 La preparazione per la guerra civile
    • Osservazione preliminare di Hirtius
    • 49-51 mite processo di Cesare contro la Gallia soggiogata; viaggio in italia
    • 52-53 ritorno in Gallia dall'altra parte; Cesare pone Labieno al di là della Gallia; L'inizio della guerra civile
    • 54-55 Cesare arriva con una risoluzione del senato per due legioni, che vengono consegnate a Pompeo

L'ottavo libro si interrompe a metà di una frase.

Storia della tradizione

La tradizione del De bello Gallico risulta confusa e non ancora del tutto esplorata a causa delle numerose testimonianze testuali. In ogni caso, sin dalla sua prima pubblicazione durante la vita di Cesare, è stato un testo di notevole diffusione. Ci sono 33 manoscritti medievali nella sola Biblioteca Vaticana , 25 nella Bibliothèque nationale de France (Parigi), oltre una dozzina a Firenze e altri in altre biblioteche, principalmente romane.

Léopold Albert Constans ha valutato circa 40 manoscritti per l'edizione bilingue franco-latina (1926, Collection des Universités de France ). Il più antico è del IX secolo. Le copie successive del XIV e XV secolo differiscono in parte dai manoscritti più antichi.

ricezione

Come sappiamo da alcune affermazioni, i lettori di Cesare si aspettavano che i suoi commentarii fossero nella tradizione delle note diario, ad es. A volte come aiuto alla memoria e come materiale per futuri storici, sul modello degli hypomnemata dei greci. Ma durante la lettura, hanno riconosciuto il carattere già letterario degli scritti di Cesare. Così giudica Cicerone nella sua Storia dell'Oratorio a Roma dal titolo Bruto : “ Ho letto anche diversi commentarii (che significano: Cesari) che scrisse sulle sue gesta. Sono abbastanza accettabili […]. Perché non sono adorni, schietti e piacevoli, spogliati di ogni pompa retorica come da una veste. Ma mentre voleva che gli altri avessero materiale da usare nella loro storiografia, potrebbe fare un favore agli sciocchi che vogliono arricciare i loro ricci con il ferro arricciacapelli; Ha scoraggiato le persone sensibili dallo scrivere. Perché niente è più piacevole in un'opera storica della brevità pulita e chiara."

Aulo Irzio si espresse allo stesso modo quando continuò il lavoro di Cesare sulla guerra gallica con il suo ottavo libro. Nelle scuse per questo rischio, che ha inoltrato pro forma , si legge: “È risaputo che nulla è stato elaborato da altri in modo così scrupoloso da non essere superato dalla completezza di questi commenti. Lo pubblicò perché agli storici non mancasse la conoscenza di eventi così importanti - e nel giudizio generale trovano così tanti applausi che sembra che abbia anticipato agli storici l'opportunità di presentarli e non gli abbia dato ".

La gestione rigorosa e regolare di Cesare della lingua sopra menzionata ha reso i suoi Commentarii un modello stilistico per l'apprendimento del latino nelle scuole. Nei primi secoli dei tempi moderni, la scrittura di Cesare faceva parte del canone letterario della formazione di statisti e ufficiali. Oggi il lavoro è letteratura standard nelle lezioni di latino. Un frutto della lettura dell'opera nelle lezioni scolastiche è la Comoedia nova neque individuellepida et lectu actuque iucunda atque utilis pubblicata da Nicodemus Frischlin nel 1589, intitolata Helvetiogermani . L'argomento e la fonte letteraria di questa commedia scolastica sono le vicende del primo libro del De bello Gallico , ovvero l'emigrazione degli Elvezi e la guerra con il principe germanico Ariovisto , ampliata per includere alcuni episodi comici con il corrispondente personale. Il testo, ove possibile, è la rappresentazione di Cesare, trasposta in proporzioni drammatiche, e che gli allievi certamente conoscevano già; anche i lunghi discorsi indiretti nell'originale sono riprodotti nel discorso diretto con un certo grado di accuratezza.

I Commentarii di Cesare hanno ispirato molti scrittori e artisti, soprattutto a partire dal Rinascimento. Opere di spicco sono ad esempio:

  • Petrus Ramus , libro sulla guerra di Cesare (1559);
  • William Shakespeare, Giulio Cesare (1599 circa);
  • Bertolt Brecht, Gli affari di Giulio Cesare (1957);
  • i fumetti e i film Asterix di René Goscinny e Albert Uderzo (dal 1961), in particolare il volume Il papiro di Cesare (2015);
  • la serie televisiva americana Rome riprende le storie di vita fittizie di Tito Pullo e Lucius Vorenus, entrambi brevemente citati nell'opera ( De bello Gallico 5,44).

spesa

Edizione critica per il testo
  • Wolfgang Hering (a cura di): C. Iulii Caesaris Commentarii rerum gestarum. Vol. 1: Bellum Gallicum. Lipsia 1987.
  • Otto Seel (Ed.): C. Iulii Caesaris Commentarii rerum gestarum. Vol. 1: Bellum Gallicum. Lipsia 1961.
  • Heinrich Meusel (Ed.): C. Iulii Caesaris Commentarii de bello Gallico. Spiegato da Friedrich Kraner e Wilhelm Dittenberger , 3 voll., 18a edizione, Berlino 1960.
  • Alfred Klotz (a cura di): C. Iuli Caesaris commentarii. Vol. 1: Commentarii Belli Gallici. 4a ed., Ed. Stereotypa corr., Addenda et corrigenda coll. Et adiecit W. Trillitzsch , Lipsia 1957.
  • RLA Du Pontet (Ed.): C. Iuli Caesaris commentariorum libri VII de bello gallico cum A. Hirti supplemento. Oxford 1900.
Traduzioni
  • Otto Schönberger (a cura di e traduttore): La guerra gallica / De bello Gallico . Latino – Tedesco, 4a, edizione riveduta, Berlino 2013. ( Collezione Tusculum , con commento e appendice abbastanza dettagliati)
    • Otto Schönberger (Ed. & Translator): The Gallic War / De bello Gallico (edizione per studio). latino-tedesco. 5a edizione, Düsseldorf & Zurigo 2004. (In contrasto con l'edizione Tusculum, le note e l'appendice sono molto brevi)
  • Carolyn Hammond (traduttore): La guerra gallica . Oxford et al. 2008. ( Oxford World's Classics )
  • Marieluise Deissmann (traduttrice): De bello Gallico / La guerra gallica. Latino – Tedesco, Stoccarda 2004. ( Reclam )
  • Curt Woyte (traduttore): La guerra gallica . Stoccarda 1951. ( Reclam )
  • HJ Edwards (traduttore): La guerra gallica. Latin – English, Cambridge (MA) 1917. ( Loeb Classical Library , online su archive.org )

letteratura

link internet

Wikisource: Commentarii de bello Gallico  - Fonti e testi integrali (latino)

Osservazioni

  1. Vedi Schönberger, edizione Tusculum, p.664.
  2. Nell'antichità e nel Medioevo, Cesare fu letto solo relativamente poco (ma vedi l'osservazione di Tacito : Germania 28.1), anche se nel Medioevo furono realizzati molti manoscritti. Per informazioni generali sulla storia della ricezione, vedere von Albrecht, Geschichte der Roman Literatur , vol.1, p.341 f.
  3. Breve panoramica in Schönberger, edizione Tusculum, p.664 f.
  4. Von Albrecht, Storia della letteratura romana , Vol. 1, pp. 334 ss.
  5. Aulo Gellio , Noctes Atticae 1,10,4.
  6. Bruto 251 ff.
  7. Vedi ad esempio Christian Meier , Cesare , quinta edizione, Monaco 2002, p.309 sgg.. Ecco perché Caio Asinio Pollione criticava Cesare nelle sue storie (ora perdute) anche nell'antichità .
  8. Vedi anche Schönberger, edizione Tusculum, p.668 f.
  9. Cesare, De bello Gallico 1,1,1. Traduzione da: Gaio Giulio Cesare: la guerra gallica . Tradotto e spiegato da Curt Woyte . Reclam, Stoccarda 1975, p.5.
  10. ^ César: Guerre des Gaules , basato sulla traduzione di Léopold Albert Constans, prefazione e note di Paul-Marie Duval , Prof. al Collège de France, Paris 1981, Editions Gallimard, ISBN 2-07-037315-0 .
  11. Cicerone, Bruto 262.
  12. De bello Gallico 8,1,4 f.